Articolo del 01/10/2015 12:12:20 di Strazzabosco Luigi

Perché potare?

È indispensabile?

Categoria: Arboricoltura

È indispensabile potare?
Se consideriamo che gli alberi sono comparsi sulla Terra prima dell’avvento dell’uomo la risposta è scontata.
Gli alberi che crescono nel bosco si auto- potano  (ovvero si regolano da soli) poiché perdono naturalmente i rami basali quando sono ancora di piccole dimensioni e sviluppano una struttura che è costituita per lo più da un unico fusto che porta le foglie o gli aghi solamente nella porzione apicale.
Le piante da frutto vengono potate regolarmente ogni anno per garantire una produzione continua e costante nel tempo. Dopo 15-20 anni la loro forza si è esaurita e, a causa di ciò, vengono abbattuti e sostituiti con altri alberi da frutto, in una sequenza infinita.

Quali sono, dunque, i motivi che spingono alla potatura di un albero ornamentale?

plastidi

Premesso che la potatura non migliora mai lo stato di salute delle piante, perché il legno è un importante sito di stoccaggio di riserve metaboliche: all’interno di organi come i plastidi (vedi foto sopra) viene stoccato l’amido prodotto dalla fotosintesi.

La potatura degli alberi ornamentali deve essere considerata come un aiuto dell’uomo alla pianta con asportazione selettiva di parti della stessa, finalizzata a dirigere la crescita, a eliminare parti morte, morenti o pericolose e a stimolare e/o deprimere il vigore vegetativo a seconda della necessità, mentre il più delle volte viene eseguita in maniera saltuaria e quando va bene approssimativa.

È  sufficiente un solo intervento errato per compromettere la bellezza, la salute e la sicurezza dell’albero.
La potatura deve risponde ai seguenti requisiti:

  • Sicurezza (riequilibrio forze statiche e ripristino della tensione uniforme o aumento della stabilità dell’albero);
  • Salute (rimuovere focolai di infezione e parassitari, riequilibrio metabolico);
  • Bellezza (salvaguardare l’habitus della specie favorendo la longevità del soggetto).

Non si può intervenire su un albero dimenticando anche uno dei requisiti esposti, anche se nelle diverse situazioni uno è maggiormente pronunciato rispetto all’altro.
Un corretto intervento di potatura presuppone la conoscenza delle specie e del loro diverso habitus. Qualsiasi intervento di potatura non deve deturpare la forma della specie o deve tenere conto dell’età ontogenetica, della funzione, del tipo di allevamento e delle finalità del progetto.

Età Ontogenetica

fasi

 

Un fondamentale compito degli arboricoltori è quindi, quello di sviluppare programmi di gestione e governo degli alberi; si tratta di un compito particolarmente complesso a causa del numero di specie presenti e della diversità delle condizioni ambientali incontrate. Inoltre, le esigenze e la biologia dell’albero variano in funzione dell’età ontogenetica, tanto che l’albero maturo non può ricevere né sopportare gli stessi trattamenti riservati all’albero giovane ma, anzi, richiede cure colturali profondamente diverse.
In che cosa consiste il processo di evoluzione negli alberi e quando possiamo considerare maturo un albero? È possibile mantenerlo in questa condizione ritardandone l’inevitabile morte? Se, per qualsiasi causa, l’attività fotosintetica verrà ridotta, l’albero potrà immagazzinare solo una limitata quantità di sostanze o al limite, dovrà consumare parte delle proprie riserve, indebolendosi.
Allo stesso tempo, se verranno asportati o comunque persi molti tessuti vivi, l’albero non disporrà di un magazzino sufficientemente ampio.

Mentre l’albero giovane, formato per la maggior parte da tessuti fotosintetici, è in grado di ristabilire in breve tempo le proprie riserve, quello maturo sarà costretto ad abbassare temporaneamente il livello delle proprie difese; un nuovo fattore di stress potrebbe spingerlo in una spirale dalla quale sarebbe impossibile uscire. Un albero adulto sopporta quindi molto meno di uno giovane trattamenti scorretti e variazioni ambientali.

In sostanza, la gestione di un patrimonio arboreo adulto va impostata sul mantenimento di un ambiente stabile il che vuol dire che anche gli interventi di cura e manutenzione costituiscono un beneficio solo se impostati e mantenuti secondo programmi a lungo termineinterventi una tantum sono generalmente inefficaci (per il tipo di risposta che un albero adulto è in grado di dare) o sono addirittura dannosi quando comportano variazioni improvvise nell’ambiente cui l’albero si era adeguato.

Facciamo alcuni esempi: decidere di irrigare o concimare un albero adulto, al di fuori di una programmazione pluriennale, comporta reazioni nell’albero che rischiano di comprometterne l’equilibrio energetico; se poi l’albero è sofferente o addirittura in declino (caso tipico in cui si interviene in maniera emotiva irrigando e concimando a caso) stimolare la vegetazione può comportare, nell’immediato, una diminuzione delle riserve energetiche a disposizione per la difesa; non va poi dimenticato che anche i patogeni – tra cui gli agenti di marciumi radicali – traggono particolare beneficio da questo tipo di pratiche colturali.
Per quanto riguarda la potatura, va ricordato che questa pratica, oltre ad influire direttamente sulla crescita e sulla fonte energetica dell’albero (l’apparato fogliare) è causa di ferite e può quindi facilitare i processi di decadimento (ad es. carie del legno),specialmente se eseguita in modo scorretto: essa andrà effettuata, nel rispetto delle difese naturali dell’albero, cominciando quando l’albero è giovane. Gli alberi nei primi anni di vita possono sopportare anche potature drastiche, se utili per impostare la forma di allevamento voluta; un esempio estremo è fornito dall’arte Bonsai, limitandosi poi all’eliminazione dei seccumi e a leggere potature di mantenimento e rinnovamento quando l’albero è adulto. La riduzione del tasso di crescita e l’aumentata suscettibilità a parassiti e a stress ambientali, insieme alla capacità di produrre fiori e frutti, sono gli indici più evidenti del passaggio dell’albero dalla fase giovanile a quella adulta. Questi cambiamenti, ben visibili dall’esterno, riflettono una serie di mutamenti di natura fisiologica che avvengono all’interno dell’albero. Ogni sistema, per il proprio funzionamento, richiede energia; consideriamo ora il destino dell’energia catturata durante il processo di fotosintesi: una parte verrà prontamente utilizzata per il mantenimento delle funzioni vitali (metabolismo, crescita e riproduzione), la restante sarà conservatanelle cellule vive del legno, nel tronco e soprattutto nelle radici. Questa energia di riserva verrà utilizzata dall’albero durante la fase critica della ripresa vegetativa e servirà inoltre per mantenere attivo il sistema difensivo.
Per difendersi dalle ferite l’albero consuma molta energia: le sostanze di riserva, immagazzinate principalmente sotto forma di amido nelle cellule vive del legno, vengono infatti trasformate in composti con funzione difensiva (fenolici nelle latifoglie, terpenici nelle conifere), con uncosto energetico di circa il doppio rispetto alla formazione di nuovo legno. Pertanto, quando un albero è in età ontogenetica 8 o 9, aumenta molto il suo consumo di energia: per la crescita, per la riproduzione, per la difesa, per il mantenimento della massa in continua crescita; aumenta quindi anche il rapporto tra massa ed energia e indica un processo dinamico con cui l’albero forma delle barriere che si oppongono alla diffusione di organismi patogeni che aggrediscono il legno causandone il decadimento (carie). A differenza degli animali, quindi, gli alberi non sono in grado di cicatrizzare e guarire le ferite, ma isolano i tessuti lesionati e producono nuovi tessuti in nuove posizioni.
Prima di un qualsiasi intervento di cura di un albero è auspicabile un intervento tecnico di verifica delle sue condizioni. La potatura diminuisce la biomassa non fotosintetica, incrementa la compartimentalizzazione; negli alberi deperienti la potatura ha principalmente la funzione di migliorare la stabilità della pianta, prevenendo rotture e crolli di rami e branche, e riducendo le sollecitazioni a cui le parti dell’albero sono sottoposte. Gli interventi dovranno primariamente consistere nell’asportazione delle parti secche della chioma. Queste infatti, oltre a costituire fonti di infezioni da parte di agenti patogeni, possono staccarsi dall’albero danneggiando l’albero stesso e/o cose e persone sottostanti.  Altra operazione che può essere necessaria in un albero maturo, caratterizzato da problemi di degenerazione del legno, al fine di migliorarne la stabilità, è la riduzione della chioma. Questa infatti, soprattutto in caso di eventi meteorici avversi (pioggia e vento), è sottoposta a notevoli sollecitazioni meccaniche che sono maggiori tanto più è ampia la chioma e grande la superficie fogliare. L’operazione viene detta riduzione dell’effetto vela in quanto la chioma investita dal vento si comporta come una vela anche se in verità nessun albero si oppone alla forzante eolica ma cercano sempre di  dissipare la forza del vento . La riduzione della chioma può avvenire asportando per intero rami o branche, selezionando quelle più deperite, con poca superficie fogliare, mal inserite, con cavità, ecc. oppure accorciando i rami e le branche. Si tratta di operazioni da effettuare praticando tagli in corrispondenza di ramificazioni che sostituiscano la cima eliminata col taglio (tagli di ritorno) cercando come obbiettivo di aumentare la trasparenza per ridurre la forza del vento. Nel complesso queste operazioni di alleggerimento della chioma, una volta stabilita la loro effettiva necessità, dovranno esser eseguite con molta cautela, dapersonale esperto e sotto la guida di un tecnico specializzato e abilitato.
Errori nell’esecuzione di questi interventi possono infatti compromettere definitivamente la vita dell’albero.

In effetti la semplice attribuzione di un età anagrafica a un albero è priva di significato se non in termini puramente statistici; concettualmente potremmo quindi immaginare, secondo la esemplificazione di Alex Shigo[1]che ogni anno un albero nuovo va a ricoprire  quello preesistente in quanto negli alberi non vi sono specifici meccanismi genetici che presiedono a un progressivo e ineluttabile processo di invecchiamento. In altre parole, per un albero la vecchiaia  costituisce solo una tappa, ovviamente l’ultima , di un costante processo di modifica tanto nella fisiologia che nella morfologia.
Poiché le funzioni biologiche dell’albero sono le stesse per tutta la durata della vita, con il concetto di senescenza o vecchiaia  per un albero si intende sostanzialmente un rallentamento dell’efficienza di tali funzioni che comporta un rallentamento della realtà metabolica dell’albero e infine un minore accumulo di biomassa .
Il concetto sopra esposto risulta maggiormente comprensibile se  noi pensiamo all’albero come un sistema energetico  nel quale l’energia immagazzinata,  che in una dimensione fisica potremmo definire energia potenzialefunge da motore per garantire la sopravvivenza, che corrisponde quindi ad una situazione di equilibrio. Tale energia quindi si trasforma in energia cinetica  e viene spesa nell’opera diresistenza  cioè nei confronti dei fattori causa di stress che richiedono ovviamente energia metabolica. Questi passaggi fondamentali che caratterizzano lo stato di salute dell’albero garantiscono la sopravvivenza mentre quando questo bilancio è negativo l’esaurimento delle riserve accumulate porta, ineluttabilmente, a un livello energetico in  non più in grado di garantire  il complesso sistema, cioè un calo della resistenza  che porta l’albero ad essere suscettibile agli stress. Le cause che conducono a questo collasso energetico sono molto complesse e per lo più non molto chiari anche se successivamente tenteremo di ipotizzare, comunque tentando una semplificazione:  si potrebbe immaginare l’organismo albero che continua a crescere perseguendo quella condizione ideale di equilibrio tra le risorse disponibili ovvero luce, risorse nutrizionali del substrato etc. Raggiunto questo equilibrio cessa il suo incremento dimensionale inteso come crescita spaziale ed entra in una fase di mantenimento  di questa condizione ideale. Questo stato di equilibrio non è statico ma caratterizzato dalla dinamicità, ad esempio il progressivo impoverimento del substrato con il calo dell’energia disponibile in rapporto della massa della struttura anatomica che cresce in complessità, riducendo l’efficienza del meccanismo di conduzione.

In termini molto generali potremmo affermare che un albero è di norma caratterizzato da una specifica condizione morfo-fisiologica  che lo rende particolarmente vulnerabile e suscettibile alle più diverse modifiche delle condizioni ambientali siano esse di origine biotica o abiotica, inducendo uno stato di stress la cui irreversibilità e strettamente connessa alle condizioni generali dell’albero. La potatura  corretta di un esemplare arboreo è quindi un operazione altamente specializzata. Serve essenzialmente a stabilire una forte struttura formale, a dirigere la crescita dell’albero e a eliminarne le parti potenzialmente pericolose e quelle malate, morenti o morte, al fine di garantire la sicurezza e la sanità dell’albero per il periodo di tempo più lungo possibile. La potatura, in sostanza, deve avere lo scopo di prolungare il più a lungo possibile la vita di un albero.

La potatura non serve a determinare la dimensione finale dell’albero a meno che lo stesso non venga allevato in forma obbligata e assoggettato a interventi continui (annuali o biennali) che devono incominciare fin dal vivaio sull’albero giovane. Se dovete ricorrere alla potatura per contenere lo sviluppo dell’albero in quanto i suoi rami entrano in casa o spostano le tegole del tetto o le sue radici creano danni al manufatti vuol dire che quell’albero non doveva essere piantato in quel punto e chi lo ha messo a dimora ha commesso un grosso errore.

Epoca della potatura

epoca

Come afferma Ed.Gilman la potatura non migliora la salute dell’albero, la riduzione di massa legnosa si traduce in perdita metabolica, pertanto la riduzione delle riserve metaboliche riduce anche la salute dell’albero. Nelle angiosperme il periodo in cui gli zuccheri (trasformati in amido) viene prodotto è circoscritto in un arco temporale ben definito. La pianta dopo la produzione delle foglie deve recuperare le riserve energetiche impiegate per la loro produzione, questo accumulo  in organi detti plastidi di amido mediamente avviene dalla fase di distensione delle foglie circa metà aprile con il maggior picco alla metà di giugno. Alla fine del mese di giugno praticamente tutti i sink di riserva sono costituiti e l’albero non produce altri fotosintetati.

Pertanto il miglior momento per potare,, quando cioè si riduce notevolmente lo stress indotto dalla potatura, è certamente la fine della primavera e l’inizio dell’estate.

tigli

Lo stress è una condizione reversibile ed è la situazione in cui il sistema lavora vicino al limite per cui è stato costruito. (Da: The modern arboriculture, di A. Shigo). Quando l’albero subisce uno stress metabolico cerca di recuperare l’energia persa producendo foglie molto più grandi, ma soprattutto differenziando gemme avventizie inserite però sul cambio dell’ultimo anno, che daranno origine a getti molto vigorosi e a rami estremamente fragili.
Nelle foto sopra è possibile vedere la reazione degli alberi (tigli) radicati nello stesso filare con potature fatte in epoca diversa.
Nella foto a sinistra con potatura effettuata a marzo, si evidenzia una reiterazione prolettica, di getti da gemme avventizie con foglie molto grandi, a destra invece lo stesso intervento fatto a metà giugno non ha  prodotto la stessa reazione. La potatura verde, inoltre , viene eseguita in un momento in cui la diffusione delle spore fungine è la più bassa dell’anno. Le ferite fatte in questo periodo inoltre cicatrizzano in minor tempo per la buona disponibilità metabolica dell’albero.

 

In relazione al tema trattato dall’articolo segnaliamo i corsi della Scuola in materia di arboricoltura e tree climbing.

 

[1] Alex L. Shigo (1930 – 2006) è stato un famoso fitopatologo statunitense.

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