Articolo del 01/10/2015 16:04:38 di Ferrini Francesco

Le alberate stradali dalle origini alla contemporaneità

Categoria: Arboricoltura

Piuttosto scarse sono le notizie relative alle strade dell’antichità storica e manchevoli o quasi quelle che si hanno circa le eventuali piantagioni d’alberi in sede o ai margini della stessa viabilità. È, tuttavia, accertato che le strade delle antiche metropoli delle regioni mediterranee si adornavano di aiuole e di piante d’alto fusto destinate ad accrescere il decoro dell’ambiente ed a costituire uno schermo contro l’ardore del sole nella stagione calda. Plinio, nella sua Naturalis Historia riporta che i Romani distinguevano arbores silvestres, presenti allo stato naturale nei boschi, quali abete, faggio, leccio, castagno, pino silvestre, quercia, rovere e pioppo, e gli arbores urbanae, che venivano coltivati all’interno delle città come piante sia da frutto sia da ombra, quali il platano, il tiglio, il cipresso, il sicomoro e la palma.

Le notizie riguardanti l’uso degli alberi in ambiente urbano sono quasi nulle durante il periodo medievale, mentre nel periodo rinascimentale la loro diffusione era essenzialmente limitata ai grandi giardini della nobiltà

Non è da escludere che l’idea embrionale delle piantagioni su strada – con intendimenti del tutto diversi da quelli del giardinaggio – attinga a quel pensiero del movimento dell’Arcadia (fine secolo XVII e inizio del XVIII) il quale orientò il gusto dell’eclettismo classico verso la bellezza delle selve e di tutte le libere forme delle natura ammantata di verde (Ferrari, 1938).

Semplice ipotesi, ma fatto sta che, nel periodo arcadico, si effettuarono piantagioni d’alberi non più costretti nell’artificio di forme innaturali, ma lasciati, invece, nelle loro forma nativa con disposizione imitante quella del loro sito spontaneo in natura.

In ogni caso, nel quadro della viabilità primordiale, l’alberatura serviva alla sosta più che al movimento dei viaggiatori, le esigenze dei quali erano del tutto diverse da quelle del viandante moderno. Salvo sopravvivenze accidentali di elementi di boscaglia e di piantagioni agricole ai margini delle malcerte strade d’un tempo e tollerate per il vantaggio dell’ombra estiva, si può affermare che le piantagioni arboree sorgono e si estendono nelle viabilità extra-urbana solamente agli inizi del secolo XIX ad iniziativa del regime napoleonico.

Com’era logico attendersi, una volta realizzata in così ampia scala l’idea, questa idea si diffuse ovunque soccorrendole i postulati dell’urbanistica in virtù dei quali nuove strade cittadine nascevano con sezioni di inusitata ampiezza e con differenti corsi di traffico pedonale e veicolare.

Alla diffusione dell’alberatura – considerata valido mezzo di conforto per la fatica del viaggiare con i lenti mezzi offerti dalla ippotrazione in climi caldi o comunque nei mesi più caldi dell’anno – ostavano mentalità e circostanze poco propizie e specialmente le deficienti condizioni di sicurezza pubblica nell’aperta campagna.

Tenute presenti tali condizioni, si comprende come gli inconvenienti delle alberature pesassero più che non i vantaggi contemporaneamente offerti, e non soltanto impedissero lo sviluppo delle piantagioni, ma portassero alla distruzione delle stesse vegetazioni spontanee.

Con l’avvento del trasporto motorizzato, le alberate stradali cominciarono a essere considerate come vero e proprio elemento paesaggistico e cominciò ad essere messo in pratica lo studio della disposizione degli alberi con meditato esame di problemi elementari e simultanei determinati dal gioco interferente di masse vicine e lontane, di colori, di visuali obbligate, ecc. senza tralasciare gli aspetti puramente tecnici delle questioni di dettaglio suggerite dalla necessità della circolazione e dalle esigenze fisiologiche delle piante.

Soffermandoci su alcuni aspetti relativi alle alberate stradali nelle nostre aree urbane e periurbane, notiamo che molte opportunità di influenzare il paesaggio urbano risiedono nella serie di spazi pubblici che forma il collante che tiene insieme l’ambiente costruito e fornisce i canali per il movimento di persone e aree per la vita esterna ed i rapporti sociali. Il verde urbano, nell’occupare questo network di spazi pubblici, può formare una matrice, fondendo tali spazi fra di loro e con l’ambiente costruito. Ogni spazio componente dovrebbe avere il proprio carattere e riflettere il contesto, sia esso un’area verde periurbana, un parco cittadino, un piccolo parco o giardino, un corridoio di maggiore o minore movimento, una strada del centro o una piazza pubblica.

Il lavoro del progettista è quello di integrare ogni componente all’interno di un solo insiemeraggiungendo un equilibrio fra la dimensione sociale, esperienziale, funzionale ed ecologica. In un’area boscata periurbana la dimensione ecologica avrà la precedenza, sebbene anche le altre rimangano importanti.

Molte città, anche nel nostro Paese, sono già riccamente provviste di aree alberateLa sfida è prendere questa ricca dotazione, proteggerla e gestirla ma anche di arricchirla ulteriormente per creare un patrimonio da passare alle future generazioni di cittadini.

Esempi già esistono in varie parti d’Europa e da questi è possibile trarre ispirazione; tuttavia, è vitale sviluppare anche nuovi approcci e applicare nuove soluzioni per affrontare le sfide attuali e future.

La maggiore di queste sfide è contribuire allo sviluppo di città sostenibili usando gli alberi nella maniera migliore per migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua, ridurre i costi energetici e, allo stesso tempo, fornire habitat migliori per l’uomo e per la conservazione delle specie animali.

Un’altra sfida è preservare e gestire risorse esistenti adattandole ai bisogni attuali e futuri. Questo sottintende che alcune decisioni politicamente ‘forti’ e, forse, impopolari, dovranno essere prese quando gli alberi sono vecchi, malati o danneggiati,ma ancora di elevato valore affettivo per i cittadini e quando l’impatto emotivo per una loro rimozione sia rilevante.

Una terza sfida è rendere il verde urbano accessibile a tutti, senza riguardo a dove vivono le persone, la loro età, l’etnia o situazione economica. Ciò significa abbinare le alberate urbane al luogo dove le persone vivono e lavoranoin modo che il verde urbano possa divenire parte della vita di tutti i cittadini, dovessero essi scegliere di beneficiare di tutte le opportunità a loro offerte.

Un verde urbano di buona qualità non si produce per caso: una oculata pianificazione e una progettazione altrettanto attenta sono necessarie per assicurare che gli alberi posti nelle aree verdi urbane, nei parchi e lungo la viabilità stradale urbana ed extraurbana migliorino il paesaggio urbano e forniscano servizi che incoraggino le persone ad utilizzare le aree alberate come parte della loro vita quotidiana.

Per questo esse dovranno essere accoglienti, sicure, attraenti e promuovano una quanto più ampia possibile varietà di usi.

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