Articolo del 01/10/2015 16:04:57 di Delloste Luigi

L’albero come non lo avevamo mai visto…

Categoria: Arboricoltura

L’albero è un individuo, quell’elemento imprescindibile della nostra vita che ci accompagna da quando apriamo gli occhi sul mondo e non ci abbandona mai.

Lo vediamo da sempre, in ogni luogo, in ogni momento con qualsiasi tempo e colore, di fatto è un componente dell’ambiente che ci circonda e la sua presenza “in quell’angolo del giardino” ci rassicura infinitamente.

Siamo così abituati a vederlo che non ci facciamo quasi più caso, ma se per caso manca o, peggio, lo vediamo morire non ce ne facciamo una ragione di vita, perché la sua dipartita non è mai un fatto razionalizzabile: non poteva e doveva accadere.

Fatto sta che perdere un albero che fino a poco prima del suo abbattimento osservavamo come un “pezzo” immancabile dell’ambiente sia come perdere una parte di noi stessi in qualche modo definitiva, per sempre.

La presenza dell’albero nell’ambiente nel quale viviamo ha da sempre rappresentato una componente fondamentale della natura che “vorremmo avere vicina” come amica, qui vediamo la sintesi di molti elementi occorrenti per la sopravvivenza quotidiana dell’uomo, soggetto in continua crescita perché è fonte di vita, racchiude energia e può essere utilizzato per i più svariati usi.

Possiamo dedurre che ognuno di noi “veda” o, quantomeno sia portato a vedere, quasi solamente gli aspetti positivi che traducono l’essere albero che vive intorno a noi nella nostra cultura.

L’albero ci accompagna sin da piccoli nel nostro mondo fiabesco, con aspetti talvolta evanescenti, talvolta orripilanti, pur legati a una strettissima relazione con la natura selvaggia che ci circonda e ci fa crescere nella consapevolezza della sua fondamentale presenza per la nostra vita.

L’albero ci pare forte, sano, bello e infinitamente buono.

Rappresenta la continuità, la sicurezza del bene, il fare bene perché produce ossigeno e ci dà gioia con le sue forme i suoi colori.

Gli anni poi passano e crescendo lo releghiamo in spazi spesso ridotti, sacrificanti, pur riconoscendole la sua immensa autorevolezza, lo inseriamo ovunque proprio perché la sua presenza ci fa vivere.

Con il tempo lo riduciamo sempre più significativamente, finché inizia a cedere anche lui sotto la nostra incompetenza tecnica, gestionale e amministrativa (proprio la nostra, di noi che lo amiamo sopra ogni cosa), cede al tempo che lo consuma troppo rapidamente e avidamente.

E quando in qualche modo ci sfugge e in un istante lo vediamo soffrire e quindi cedere, crolla ogni cosa in cui avevamo fiducia e dopo, in pochi attimi, i funghi lo divorano.

L’albero cade

Tutti noi abbiamo assistito a una giornata di forte vento, e in qualche modo abbiamo visto le fronde, le chiome intere piegarsi sotto l’azione degli eventi meteorologici.

In ogni temporale, dove acqua e vento giocano un ruolo essenziale nella crisi della struttura arborea ogni chioma soffre e si mette in gioco, volta per volta, nel mero tentativo di sopravvivere.

Semplicemente sopravvivere.

Ebbene, alla conclusione del temporale, dell’evento che fedelmente riportiamo al telefono dialogando tranquillamente con un amico/a, dove descriviamo in un italiano perfetto la portata e le caratteristiche di questo momento, si contano i danni: foglie sparse ovunque, rami di qualsiasi dimensione staccati o ancora appesi in procinto di cadere a terra da un momento all’altro, o, peggio alberi spezzati o sradicati.

Albero caduto a Monza

 

Diciamocelo, queste situazioni ci colgono quasi sempre impreparati, in ogni caso non abbiamo mai lontanamente sospettato di poter assistere alla caduta di un albero, al suo collasso, allo schianto improvviso a terra.

E quando questo accade davanti ai nostri occhi, ci pare incoscientemente, quasi un atto dovuto il danno che l’albero crea nella sua improvvisa dipartita, quasi una sorta di azzeramento di tutti i soprusi subiti nella sua pur breve o lunga vita vissuta.

È come se l’essere albero in quei pochi istanti potesse decidere di sommare le offese rivolte a lui, costretto e maltrattato, occhio per occhio, dente per dente.

Poi, in mezzo alle rovine, sconfortati e delusi, amareggiati e attoniti, vediamo tutto ciò che prima non volevamo vedere, i consigli disattesi, il senno di poi.

Quanto impariamo in quei momenti!

In un attimo, l’amico si è trasformato in un capestro, la serenità e la fiducia di prima sono sostituite dal dubbio, dalla paura e ora il nostro atavico e sacrale attaccamento affettivo all’albero diventa niente, ora abbiamo paura, vediamo e iniziamo a quantificare i danni subiti e prodotti dalla sua caduta e nella nostra mente ci appare il volto dell’indagine, della condanna.

Infatti, il proprietario del bene è il suo custodechi possiede un albero deve garantirne la sua completa gestione, è, di fatto, il gestore del bene Albero (leggiamoci il Codice Civile: art. 2051, Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il fatto fortuito.) e ne risponde, nella buona e nella mala sorte.

Quindi, se qualcosa va storto l’art. 2043 del Codice Civile, a proposito della responsabilità civile in materia di eventi dannosi, recita “Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altrui un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”; l’art. 40 del Codice Penale aggiunge “Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”.

L’art. 43 del Codice Penale definisce l’elemento psicologico del reato, la colpa, un delitto si è colposo, o non intenzionale, quando l’evento, anche se preveduto, non è voluto dal soggetto e si verifica a causa di negligenza, imprudenza, imperizia, inosservanza di Leggi, Regolamenti, Ordini o Discipline.

Appare,quindi, fondamentale che rispetto a un fatto o un evento con implicazioni di responsabilità Civile e/o Penale il soggetto (custode del bene) sia in grado di dimostrare di aver fatto quanto era in suo potere per impedire che l’evento si verificasse, rimuovendo così ogni il rischio.

Oggi non siamo più soli in questo mondo di alberi cittadini, la gestione di un albero si deve appoggiare non solo alla tecnologia ma ad abili professionisti che ci possono aiutare in questo complesso aspetto gestionale.

Possiamo fare affidamento sull’arboricoltore e aiutati da esperti potatori abbiamo la possibilità di conservare il bene albero in modo sostenibile e razionale.

Reggiamo ciò che abbiamo con dignità e ricordiamo che come disse Karl Raimund Popper (filosofo, da un’intervista del 1989):

È impossibile che l’improbabile non accada mai.

Tradotto per noi comuni mortali: tutto può accadere, anche l’albero di cui noi abbiamo smisurata fiducia può…

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