Articolo del 01/10/2015 12:12:38 di . . .

Disseccamento rapido dell’olivo

La Xylella fastidiosa è causa del deperimento dell’olivo

Categoria: Arboricoltura

 

Nome: Xylella fastidiosa Wells et al.
Nomi comuni:   Pierce’s disease, California vine disease, Anaheim disease (grapevine), leaf scorch (almond), dwarf (lucerne), phony disease (peach), leaf scald (plum), leaf scorch (elm, oak, plane, mulberry, maple), variegated chlorosis (citrus) (English), Maladie de Pierce (grapevine), chlorose variégée (citrus) (French)

Note sulla tassonomia e nomenclatura

Il batterio che causa la malattia di Pierce della vite è stata solo recentemente isolato in cultura e chiamato come Xylella fastidiosa (Wells et al, 1987. ).

Recentemente in cultura sono stati isolati anche altre forme del batterio ospiti di specie diverse. Questi isolamenti includono alcuni già noti per essere lo stesso patogeno della vite altri precedentemente considerati distinti e separati appaiono ancora biologicamente simili (Raju e Wells, 1986).

Uno di questi è il batterio che colpisce la pesca (Hopkins et al., 1973) e causa danni anche alle foglie di prugna, elencato e descrito separatamente in EPPO (OEPP / EPPO, 1986).
Un altro è il batterio responsabile clorosi variegata degli agrumi in Sud America.
I ceppi di vite virulenti non infettano peschi, mentre i ceppi virulenti in peschi non causano la malattia alla vite (Hopkins, 1988b ).
I ceppi degli agrumi sembrano più sierologicamente correlati ai ceppi del pesco che ai ceppi della vite.
I ceppi testati finora rientrano in queste due categorie.

Questa scheda tecnica tenta solo molto brevemente di scoprire le malattie causate da X. fastidiosa sensu lato su altri ospiti.

Si prevede che, come gli studi sugli ospiti e inoculazione incrociata verranno effettuati, si isoleranno nuovi patovar all’interno X. fastidiosa.

La fitopatia oggetto di questo articolo, come ne denuncia il nome, è caratterizzata da disseccamenti estesi e rapidi della chioma degli olivi che ne sono affetti, portandoli al deperimento progressivo; si è manifestata un paio di anni fa nel Salento leccese, agro di Alezio, su di una decina di ettari, per poi diffondersi rapidamente, specie nel 2013, fino a interessare oggi un’area stimata di circa 8000 ettari.

Il tipo di sintomi (disseccamento improvviso a ‘pelle di leopardo’ che si estende progressivamente all’intera chioma e collasso delle piante) ha fatto supporre l’azione di agenti tracheifili, la cui localizzazione potrebbe ridurre, se non bloccare, il rifornimento idrico. Ed è lungo questa direttrice che si sono mosse le indagini condotte dal Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università Aldo Moro di Bari e dalla Unità Operativa di Bari dell’Istituto di Virologia Vegetale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Che cosa si è appreso?

Il legno dell’annata delle piante deperenti è estesamente imbrunito e colonizzato da funghi tacheomicotici del genere Phaeoacremonium (gli stessi coinvolti nell’eziologia nel complesso del ‘Mal dell’esca’ della vite) la cui specie più rappresentata è P. parasiticum. Gli imbrunimenti causati da questi miceti sono solitamente collegati alla presenza di gallerie del rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) il cui ruolo nella insorgenza delle infezioni fungine non è stato ancora accertato.

Fonte: galleria immagini EPPO**Per gentile concessione di: Donato Boscia, Istituto di Virologia Vegetale del CNR, UOS, Bari (Italia) - Franco Nigro, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, Università degli Studi di Bari (Italia) - Antonio Guario, Osservatorio fitosanitario, Regione Puglia (Italia)

Fonte: galleria immagini EPPO*
*Per gentile concessione di: Donato Boscia, Istituto di Virologia Vegetale del CNR, UOS, Bari (Italia) – Franco Nigro, Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, Università degli Studi di Bari (Italia) – Antonio Guario, Osservatorio fitosanitario, Regione Puglia (Italia)

I campioni prelevati sono stati sottoposti ad analisi molecolari eseguite con inneschi specifici del batterio trachefilo Xylella fastidiosa, con risultati positivi. Le analisi sono state estese, con esito positivo, anche a piante di mandorlo e oleandro adiacenti agli olivi colpiti, che mostravano sintomi di bruscitura apicale delle foglie. Ulteriori test sierologici (DAS-ELISA), effettuati con due kit commerciali, hanno confermato i risultati delle analisi molecolari.

In conclusione, i risultati delle indagini diagnostiche condotte con metodi molecolari e sierologici indicano che gli olivi con sintomi di disseccamento oggetto di osservazione ospitano un ceppo del batterio Xylella.

X. fastidiosa è un patogeno da quarantena, incluso nell’allegato AI della Direttiva 2000/29/CE, non presente in Europa.

La gamma di potenziali ospiti comprende oltre 100 specie vegetali. Un genotipo considerato patogeno per mandorlo e oleandro, ma che non infetta vite e agrumi, è stato ritrovato in California su piante di olivo, la cui patogenicità non è stata, tuttavia, ancora dimostrata.

La sua presenza, pertanto, è fonte di giustificati timori anche per la gravità dei danni che il batterio infligge alla vite (Pierce’s disease) nelle Americhe, e agli agrumi (Citrus variegated chlorosis) in Sud America, colture di primaria importanza anche per la Puglia.

A seguito del ritrovamento sono state predisposte le misure atte alla determinazione dell’area interessata e al divieto di spostamento del materiale di propagazione sensibile da detta area. Si sottolinea che è in corso la valutazione di ulteriori misure fitosanitarie per il contenimento della malattia, che sembra non ascrivibile esclusivamente a X. fastidiosa.

Xylella fastidiosa prolifera solo in vasi dello xilema, in radici, fusti e foglie; i vasi sono infine bloccati da aggregati batterici e da tille formate dalla pianta.

xylella f

Vettori di X. fastidiosa sono numerose specie di Cicadellidae e Cercopidae (Insecta : Hemiptera : Homoptera): Carneocephala fulgidaNottingham, Draeculacephala minerva sfera e Graphocephala atropunctata (Signoret ) sono tra quelli più frequentemente citati nella letteratura.

A. Cellule di X. fastidiosa in biofilm polarmente attaccato sulla cuticola del nell'intestino cefalico (fonte: A. Almeira) B. Cellule di X. fastidiosa in vasi dello xilema (fonte: A. Almeira).C. Il vitreo ali cecchino Homalodisca vitripennis (ex H. coagulata), un vettore di Xylella fastidiosa (fonte: http://www.apsnet.org/bookstoretitles/EPPCD/Images/3-14.htm).D. Philaenus spumarius un potenziale vettore di X. fastidiosa, in Europa (fonte: EPPO)

Journal of Plant Pathology (2010), 92 (1, Supplement ), S1.35 – S1.48 Janse e Obradovic S1.39
A. Cellule di X. fastidiosa in biofilm polarmente attaccato sulla cuticola  nell’intestino cefalico (fonte: A. Almeira)
B. Cellule di X. fastidiosa in vasi dello xilema (fonte: A. Almeira).
C. Il vitreo ali cecchino Homalodisca vitripennis (ex H. coagulata), un vettore di Xylella fastidiosa (fonte: http://www.apsnet.org/bookstoretitles/EPPCD/Images/3-14.htm).
D. Philaenus spumarius un potenziale vettore di X. fastidiosa, in Europa (fonte: EPPO)

 

La reazione dell’opinione pubblica è stata caratterizzata da atteggiamenti contrapposti: da una parte l’allarmismo dell’amministrazione regionale con interventi spesso emotivi come investimenti per interventi urgenti (due milioni di Euro) contro la Xylella killer, come annunciato dalla Regione Puglia, allarmismo diffuso trasmesso dagli organi di stampa “Il batterio killer non dà scampo 600 mila ulivi da abbattere. Subito misure e fondi per arginare il focolaio” (in News frantOLIO del 14/11/2013); “Danni per decine di milioni di Euro, 5-600 mila alberi d’ulivo a rischio sradicamento, ottomila ettari di uliveti contaminati dal batterio” (Cronache Corriere del Mezzogiorno).

Si registrano anche reazioni contrapposte “Il bluff del ‘mal affaire Xylella’: si starebbe fomentando un clima terroristico, cui stiamo assistendo con massima indignazione, che insieme agli olivi minaccia l’intero territorio salentino, la sua economia, i suoi cittadini e la libertà” (Forum Ambiente e Salute -Anno 11 | 17 Novembre 2013).

xylella f2

In realtà, come testimonia la foto sopra, negli ultimi mesi del 2013 si assiste a una remissione dei sintomi e un nuovo vigore vegetativo con notevole produzione di nuovi getti sia da polloni radicali che sulla chioma.

Tutto questo ci lascia sinceramente perplessi e si scontra con le previsioni catastrofiche degli “esperti”.

Ma dall’analisi della letteratura internazionale in un articolo del The Journal of Microbiology dell’ottobre 2007 (pg 388-393) di Paulo Texeira Lacava e altri dal titolo “L’endofita Curtobacterium flaccumfaciens riduce i sintomi causati da Xilella fastidiosa in Catharanthus roseus” si deduce che batteri endofiti siano in grado di competere con X.fastidiosa e portare ad una remissione dei sintomi completa.

Conclusione

Come appare evidente, il quadro clinico è estremamente complesso e il danno causato appare come una malattia a eziologia complessa, legato a un generico deperimento che per altro potrebbe essere anche di natura abiotica.

Le soluzioni proposte per altro sull’eradicamento preventivo e la creazione di fasce di sicurezza con l’abbattimento preventivo sono semplicemente folli e non praticabili, basti pensare agli ospiti intermedi vegetali, in letteratura vengono citati oltre 150 specie, senza contare che i fitomizi causa della trasmissione sono difficilmente controllabili.

Del resto sappiamo in letteratura che l’unica cura per batteri gran-negativi come questi è l’uso fitoiatrico di antibiotici che però sono severamente vietati in Europa, a differenza degli Stati Uniti d’America dove sono ammessi nella cura delle batteriosi.

Dobbiamo pensare che anche qualora avvenga una remissione completa dei sintomi il batterio rimane comunque presente, e tenuto conto di come questi possano mutare rapidamente è teoricamente possibile che possano essere un rischio elevato anche nei confronti dei vigneti.

Certo ad oggi questo ceppo non risulta patogeno per le viti ma anche le nostre conoscenze per altro non spiegano come un patogeno in Allegato 1 dell’EPPO dato come non presente in Europa si possa essere manifestato.

Personalmente credo che riducendo le condizioni di stress e aumentando le capacità di difesa naturale si possa tenere sotto controllo la malattia, e che invece di buttare soldi in interventi folli questi possano essere impiegati rafforzando il ruolo dei Servizi Fitosanitari Regionali. Gli ispettori purtroppo dalle regioni sono stati ridotti al marginale ruolo di impiegati per la produzione di certificati ed estromessi dal controllo e dalla vigilanza fitosanitaria.

Tabella 1. Piante ospiti naturali di X. fastidiosa in cui il patogeno è stato sicuramente identificato (fonte: http://www.cnr.it, www.berkeley.edu / Xylella /). Per un elenco completo degli eserciti, vedere lo stesso sito.

Acacia longifolia golden wattle

Acer macrophyllum big leaf maple

Aesculus californica California buckeye

Ampelopsis arborea peppervine

Artemisia douglasiana mugwort

Avena fatua wild oat

Baccharis pilularis coyote brush

Bromus rigidus ripgut grass

Callicarpa americana American beautyberry

Chenopodium ambrosioides Mexican tea

Citrus sinensis sweet orange

Cynodon dactylon Bermuda grass

Cytisus scoparius Scotch broom

Digitaria sanguinalis hairy crabgrass

Duranta repens pigeon-berry

Echinochloa crus-galli water grass

Escallonia montevidensis Escallonia

Eugenia myrtifolia Aust. brush-cherry

Fraxinus dipetala California ash

Fuchsia magellanica Fuchsia

Genista monspessulana French broom

Hedera helix English ivy

Hydrangea paniculata Hydrangea

Lolium multiflorum Italian ryegrass

Majorana hortensis sweet majoram

Medicago hispida bur clover

Melilotus sp. sweet clover

Melissa offcinalis garden balm

Oenothera hookeri evening primrose

Parthenocissus quinquefolia Virginia creeper

Parthenocissus tricuspidata Boston ivy

Paspalum dilatatum dallisgrass

Platanus occidentalis sycamore

Poa annua annual bluegrass

Polygonum persicaria ladys thumb

Prunus sp. wild plum

Quercus agrifolia coast live oak

Quercus lobata valley oak

Rosa californica California wild rose

Rosa californica California wild rose

Rosmarinus offcinalis rosemary

Rubus sp. blackberry

Rubus ursinus California blackberry

Rubus ursinus California blackberry

Rumex crispus curly dock

Sambucus canadensis American elder

Sambucus mexicana blue elderberry

Sambucus mexicana blue elderberry

Symphoricarpos albus snowberry

Toxicodendron diversilobum poison oak

Toxicodendron diversilobum poison oak

Trifolium repens var. latum Ladino clover

Umbellularia californica California bay or laurel

Uritca dioica ssp.gracilis stinging nettle

Veronica sp. speedwell

Vinca major greater periwinkle

Vitis californica Calif. wild grape

Vitis rupestris

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10 Xylella fastidiosa 

 

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