Articolo del 16/07/2015 17:05:07 di Strazzabosco Luigi

Cerambice della quercia

Il Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758, chiamato volgarmente cerambice della quercia

Categoria: Arboricoltura

Classificazione scientifica

Dominio: Eukaryota
Regno: Animalia
Sottoregno: Eumetazoa
Ramo: Bilateria
Phylum: Arthropoda
Subphylum: Tracheata
Superclasse: Hexapoda
Classe: Insecta
Sottoclasse: Pterygota
Coorte: Endopterygota
Superordine: Oligoneoptera
Sezione: Coleopteroidea
Ordine: Coleoptera
Sottordine: Polyphaga
Infraordine: Cucujiformia
Superfamiglia: Cerambycoidea
Famiglia: Cerambycidae
Sottofamiglia: Cerambycinae
Tribù: Cerambycini
Genere: Cerambyx
Specie: C. cerdo

Nomenclatura binomiale: Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758

Il Cerambyx cerdo Linnaeus, 1758, chiamato volgarmente cerambice della quercia, è un insetto dell’ordine dei Coleotteri e della famiglia Cerambycidae.

Adulto

La lunghezza è di 5-11 cm. Il colore del corpo nero intenso, tranne l’apice delle elitre più o meno estesamente rossastro.

La superficie del corpo è ricoperta da una fine pubescenza argentea, generalmente poco visibile, tranne che nella sottospecie nordafricana e spagnola mirbeckii. Le antenne, nodose fin al 5° segmento, superano la lunghezza del corpo nel maschio e la eguagliano nelle femmine. Come in tutti i Cerambycoidea, i maschi più piccoli hanno antenne meno sviluppate, mentre queste possono raggiungere una lunghezza di 11-12 cm negli esemplari maggiori.

Il torace porta lateralmente due spine, corte ed ottuse nelle sottospecie occidentali, ma acuminate nella sottospecie orientale acuminatus.

La superficie del torace è più o meno lucida e percorsa da rughe più o meno regolari, a secondo delle sottospecie o delle popolazioni.

Le elitre, finemente granulose e più o meno pubescenti, sono acuminate all’apice nei maschi e più o meno parallele nelle femmine. I maschi della sottospecie mirbeckii hanno elitre simili alle femmine.

Larva

La larva, bianca e carnosa, non differisce da quella tipica di altri rappresentanti della sottofamiglia Cerambycinae.
È tuttavia riconoscibile per le grandi dimensioni, potendo raggiungere una lunghezza massima di 10 cm, negli esemplari più maturi.

Biologia

La larva si sviluppa all’interno del tronco e dei rami maggiori delle querce. Le piante vecchie e malate vengono preferite, tuttavia anche piante giovani, così come, raramente, altre latifoglie (castagni) possono venire attaccate.

Le piante secche non vengono più attaccate e, sfarfallati gli ultimi adulti, l’attacco non si ripete ad opera di questa specie. La vita larvale dura da tre a quattro anni. Gli adulti volano al crepuscolo nei mesi di giugno e luglio, periodo durante il quale le femmine depongono le uova singolarmente entro fessurazioni della corteccia. Le larve neosgusciate rimangono per circa un anno entro questa parte della pianta, ove scavano gallerie più o meno intricate. Alla fine del secondo anno, e precisamente in autunno, penetrano entro il legno dove danno luogo a cunicoli ascendenti o discendenti. La larva giunta a maturità riporta la galleria verso l’esterno per favorire, anche con un foro nella corteccia, la fuoriuscita dell’adulto. Dopo di ciò, giunta all’ultimo anno di vita preimmaginale, scava all’interno della pianta, una celletta pupale, che cementa con una sostanza formata da una mescola di carbonato di calcio e albuminoidi, entro cui la pupa si differenzia in settembre. L’adulto in genere sfarfalla prima dell’inverno, ma sciama dalla pianta solo nella primavera inoltrata dell’anno successivo. Periodo di dannosità – Coincide con tutto il periodo dell’attività larvale.

La larva scava grosse gallerie, del diametro di alcuni centimetri ed impiega tre anni per compiere il suo completo sviluppo. All’approssimarsi del periodo ninfale, la larva scava una grossa cella al di sotto della scorza e si trasforma in ninfa.

Pupa

Il periodo ninfale si compie durante l’estate e l’adulto schiude già a settembre. Tuttavia rimane nella sua celletta fino all’estate successiva, nutrendosi del grasso accumulato dalla larva. Sfarfalla, ai primi caldi di giugno, attraverso un foro nella scorza.

Adulto

L’adulto frequenta gli alberi nei quali si è sviluppato, non allontanandosi molto da essi.

È attivo durante il giorno e percorre i tronchi e i rami in su e in giù alla ricerca della femmina.

Spesso i maschi si confrontano in lotte infraspecifiche per il possesso della femmina e alcuni esemplari possono venire mutilati della zampe o della antenne. Gli adulti si alimentano con linfa o frutti maturi (albicocche, pesche), tuttavia raramente sopravvivono per più di un mese.

Distribuzione

Questa specie è diffusa in buona parte d’Europa (Escludendo: Azzorre, Canarie, Cipro, Danimarca, Irlanda, Islanda, Liechtenstein, Scandinavia, Repubbliche baltiche e Russia).

L’areale comprende anche: Nord Africa (dove è diffusa la sottospecie C.cerdo mirbeckii (Lucas, 1842)), Caucaso, Turchia, Iran, Siria, Giordania, Libano ed Israele.

L’impoverimento dell’habitat forestale (incendi e rimozione di piante morte o malate) determina una minaccia per la sua sopravvivenza. In Italia la specie è vulnerabile secondo la classificazione IUCN. La specie è inoltre presente negli allegati 2 (Specie animali e vegetali d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e 4 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa) della Direttiva Habitat 92/43/CEE.

L’Unione europea (UE) cerca di garantire la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche sul territorio degli Stati membri. A tale scopo è stata creata una rete ecologica di zone speciali protette, denominata «Natura 2000». Altre attività previste nel settore del controllo e della sorveglianza, della reintroduzione delle specie locali, dell’introduzione di specie non locali, della ricerca e dell’educazione, contribuiscono alla coerenza della rete.

Il continuo degrado degli habitat naturali e le minacce che gravano su talune specie figurano fra i principali aspetti oggetto della politica ambientale dell’Unione europea (UE). La presente direttiva, denominata direttiva «Habitat», mira a contribuire alla conservazione della biodiversità negli Stati membri definendo un quadro comune per la conservazione degli habitat, delle piante e degli animali di interesse comunitario.

La direttiva «Habitat» stabilisce la rete Natura 2000. Tale rete è la più grande rete ecologica del mondo ed è costituita da zone speciali di conservazione designate dagli Stati membri a titolo della presente direttiva. Inoltre, essa include anche le zone di protezione speciale istituite dalla direttiva «Uccelli» 2009/147/CE.

Da quanto detto sopra emerge chiaramente il ruolo ecologico di quest’insetto nell’importante ciclo del detrito nella riduzione della necromassa.

La domanda che ci poniamo “chi fa chi e cosa” come arrivano sulle piante? Quale è il ruolo ecologico del cerdo?

Proviamo ha dare una risposta ,se pur tenendo conto dello spazio in un articolo e evitando approfondimenti troppo accademici.

Gli allelochimici sono, insieme ai più noti e studiati feromoni, composti chimici appartenenti al gruppo dei semiochimici.

Gli allelochimici sono messaggeri chimici che consentono la comunicazione tra specie, generi, famiglie e classi o addirittura regni differenti (vegetale e animale).

Sono sostanze ancora poco studiate e con risvolti appplicativi ancora tutti da perfezionare.

Allo stato attuale, è possibile suddividere gli allelochimici nei seguenti gruppi:

  • allomoni
  • cairomoni
  • sinomoni

Gli allomoni sono sostanze chimiche emesse da un insetto per trarne utilità diretta, a beneficio di se stesso.

Sono allomoni tutte le sostanze chimiche di tipo difensivo, più o meno volatili, che sollecitano l’allontanamento di altre specie a vantaggio di quella che le emette. Esempi sono l’acido formico delle formiche; le sostanze repellenti secrete dalle cimici a scopo di difesa; il falso feromone di allarme di alcune specie di formiche schiaviste, per mettere in fuga le operaie delle specie vittime dai loro nidi, allo scopo di rapirne le larve e le pupe; il secreto repellente “ant guard”, che alcuni imenotteri vespoidei usano per allontanare le formiche dal proprio nido, impedendo loro di saccheggiarlo.

I cairomoni sono sostanze chimiche emesse da varie fonti a beneficio dell’insetto che li riceve.

Rientrano in questo gruppo i composti volatili emessi dalle piante che attraggono i fitofagi; la melata degli afidi che richiama le crisope (Chrysoperla carnea); gli odori presenti sulle uova che richiamano i parassitoidi oofagi. Un esempio è l’acido eptanoico emesso dalla larva della tignola della patata (Phthorimaea operculella Zeller) e utilizzato dal suo parassitoide, l’imenottero Orgilus lepidus, per localizzarla all’interno dei tuberi.

I sinomoni sono sostanze chimiche emesse a beneficio sia all’organismo emittente sia al ricevente.

Gli allelochimici in buona sintesi sono messaggeri chimici che consentono la comunicazione tra specie e regni diversi (vegetale e animale). Gli allomoni sono segnali utili solo all’organismo che li emette. Fanno parte di questo gruppo tutte quelle sostanze chimiche di tipo difensivo,più o meno volatili, che sollecitano l’allontanamento di altre specie a vantaggio di quella emittente(Tremblay, 1999). Sono allomoni, per esempio, l’acido formico delle formiche,le sostanze repellenti secrete dalle cimicia scopo di difesa, il falsoferomone diallarme di alcune specie di formiche schiaviste (es.Formica subintegraEmery eFormica pergandeiEmery) usato per mettere in fuga dai loro nidi le operaie delle specie vittime allo scopo di rapirne le larve e le pupe (Regnier e Wilson, 1971)ed il secreto repellente “ant guard” che alcuni Imenotteri Vespoidei usano per allontanare le formiche dal proprio nido,impedendo loro di saccheggiarlo (Jeanne,1970; Pardi e Turillazzi, 1985).

I cairomoni sono segnali favorevoli solo all’organismo che li riceve (Tremblay,1999). Rientrano in questo gruppo i compostivolatili emessi dalle piante Sinomoni sono segnali favorevoli sia all’organismo emittente che al ricevente

(Tremblay, 1999).

Conclusioni

Allora questo se pur breve questo approfondimento ci porta ha sottolineare che:

  1. 1.       Non è il Cerambice la causa del danno alle querce
  2. 2.       Sono le sostanze volatili prodotte dalle querce ad attirare il fitofago
  3. 3.       Le querce le producono solo quando si riducono le condizioni di salute e benessere e sotto stress.

Pertanto sono le condizioni di vita e di sopravvivenza che determinano l’attacco di questo parassita da debolezza che scatenano l’attacco.

Questo ci riporta alle condizioni di vita e sopravvivenza in cui vengono messi gli alberi nelle nostre città, e apre un dibattito che vorrei partisse anche dalle pagine di questo giornale che fa della cultura dell’albero e dell’ informazione il la sua missione.

La legge ormai garantisce e tutela anche nei più piccoli particolari le condizioni di benessere e salute dei nostri animali d’affezione è ora che anche gli alberi che sono esseri viventi iniziano ad essere tutelati e ciò sarà possibile se si arriva a formulare un documento  condiviso “la carta dell’albero” in cui vengono definiti i diritti dell’albero ha vivere in condizioni che ne permettano la sopravvivenza e salvaguardiano così anche la salute dell’uomo in città.

Spero che si possa aprire un dibattito dal quale iniziamo ha determinare i parametri vitali per la sopravvivenza degli alberi nelle nostre città.

Bibliografia

(EN) World Conservation Monitoring Centre 1996, Cerambyx cerdo in «IUCN Red List of Threatened Species», Versione 2013.1, IUCN,

www.entom.unibo.it/insetti%20alberi/Quercia/C_cerdo.htm‎

Janković-Hladni, M., Ivanović, J., Nenadović, V., & Stanić, V. (1983). The selective response of the protocerebral neurosecretory cells of the< i> Cerambyx cerdo larvae to the effect of different factors. Comparative Biochemistry and Physiology Part A: Physiology, 74(1), 131-136.

Bottacci, A. (1996). II deperimento delle querce: Sintomatologia ed influsso sul paesaggio agrario. Plant Biosystem, 130(1), 153-157.

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Cerambyx cerdo

Cerambyx cerdo meyers 1888 v16 p352.jpgNAPPINI, S., & BRACALINI, M. COLEOTTERI XILOFAGI DELLE “BANDITE DI SCARLINO”(TOSCANA MERIDIONALE) XYLOPHAGOUS BEETLES IN THE FOREST COMPLEX OF “BANDITE DI SCARLINO”(SOUTHERN TUSCANY).

Fragoso, S. A. (1985). The terminalia as a basis for the classification of Cerambycidae (Coleoptera) subfamilies. Part I. Terminology and genital morphology of Cerambyx cerdo L. Revista Brasileira de Entomologia, 29(1), 125-134.

www.lagrotecnico.it/ita/allelochimici.aspx‎

amsdottorato.cib.unibo.it/813/1/Tesi_Fabbri_Elisa

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