Articolo del 10/10/2015 23:11:28 di Li Volti Giovanni

Piante aromatiche e officinali: riflessioni tra storia e prospettive

Un comparto in grande espansione per un uso diverso da quello tradizionale

Categoria: Agricoltura

La crisi economica che si sta attraversando provoca staticità dei consumi in molti comparti: il settore florovivaistico è uno di questi, anche se negli ultimi anni è stato interessato da una accentuata richiesta di diversificazione con conseguenti impennate di consumo in relazione a un utilizzo nuovo di alcune piante. Un esempio calzante è quello delle piante aromatiche e officinali, un comparto in grande espansione per un uso diverso da quello tradizionale.

La scoperta e l’uso di queste piante risalgono ai primordi dello sviluppo dell’uomo; dobbiamo riferirci al Neolitico poi all’antico Egitto, attraversare il mondo greco e romano per arrivare al Medio Evo, mentre si fa risalire l’uso di piante che producono coloranti addirittura all’era paleolitica, come dimostrano le pitture rupestri.
Per quanto riguarda lo sviluppo delle specie floricole, la Prof.ssa Accati dell’Università di Torino rileva che il connubio tra fiori e impollinatori, che ha contribuito alla evoluzione dei primi, risale al Cretaceo e cioè ad oltre 100 milioni di anni or sono.

L’uso delle piante medicinali è continuo per  tutta la storia della medicina e della cosmesi e dei profumi.

L’inizio si situa intorno al 5000 a.c. e ancora oggi l’uso appropriato di questi prodotti è diffusissimo e in qualche caso addirittura indispensabile. In molte zone del mondo la medicina occidentale con tutti i suoi costosi formulati è utopia. Spesso gli estratti vegetali sono meglio tollerati dall’organismo mentre alcuni importanti principi attivi, come la codeina e la digitale, non possono essere ancora sintetizzati artificialmente e pertanto la loro estrazione vegetale è obbligatoria.

Il periodo cui far risalire l’accresciuta importanza delle piante aromatiche e officinali e la conoscenza delle potenzialità è quello medievale. Ne abbiamo testimonianza in un trattato di agricoltura pubblicato nel 1305 dal bolognese Pietro de Crescenzi che, rompendo un silenzio secolare, parla non soltanto di piante officinali e da cucina, ma anche dello spazio a esse riservato nel giardino vero e proprio.

L’occasione di un’iniziativa sulle piante officinali e le loro prospettive presuppone, oltre a una preparazione di carattere tecnico professionale, anche una certa passione, presupposto per farne meglio capire l’importanza senza sconfinare in deleteri radicalismi che non contribuiscono alla soluzione dei problemi. Su questi temi esistono correnti di pensiero e culturali diverse e a maggior ragione serve un dialogo e un confronto continuo per trovare punti di convergenza necessari.
Personalmente sono dell’opinione che l’alleanza tra l’uomo e la natura sia indispensabile perché di fronte ai nuovi problemi di carattere sanitario qualsiasi processo solo di tipo naturale sarebbe troppo lungo, rischiando di mettere in forse la soluzione stessa e spesso potrebbe comunque rivelarsi insufficiente .

Foeniculum vulgare

Foeniculum vulgare

Il settore è ricco, direttamente o indirettamente, di presenze interessate, come i produttori, gli agronomi, gli ambientalisti, operatori culturali che lavorano negli istituti e nelle università; oggi, anche alla luce delle nuove leggi italiane e comunitarie che lo regolano, richiede una gestione professionalmente adeguata. Si dovrebbe evitare a tal proposito la contraddizione che oggi si ha nella cura del verde pubblico e privato, che invece di seguire i giusti consigli dei scrittori classici, Virgilio e Columella su tutti, viene, purtroppo, spesso affidata ad imprese edili, stradali e di pulizie.

Sulle carenze culturali si può portare come esempio quello dell’alimentazione su cui si continuano a scrivere libri e riviste in quantità senza preoccuparsi di introdurla, già nella scuola elementare, tra le materie d’insegnamento con grave danno per le generazioni future.
Sul tema dei consumi voglio citarvi un’esperienza fatta anni fa a Milano nel corso di un convegno con paesaggisti tedeschi, durante una manifestazioni fieristica nella quale sono emerse le nuove esigenze di consumo per gli arredi dei giardini, da parte dei cittadini. Emergeva che la qualità della vita non è più solo uno slogan ma si sostanzia attraverso alcuni comportamenti concreti come quello di lasciare le grandi città per vivere in provincia, dove la vita è meno cara e c’é la disponibilità di abitazioni con giardino da vivere e coltivare. La particolarità dei questi giardini esposti risiedeva nell’utilizzo di alcune piante e fiori spontanei, essenziali nella composizione per il colore e altri fattori, il cui reperimento non è facile, perché essendo piante mediterranee non sono facilmente coltivabili in quella parte del Nord-Europa a causa dei limiti legati al clima ma i paesaggisti tedeschi erano disponibili all’importazione dal nostro paese dove tale materiale vegetale è facilmente reperibile.
Lo spunto  ci dimostra come dobbiamo essere più attenti anche alle novità e come dobbiamo attrezzarci rispetto a queste nuove esigenze. Tra queste anche la  necessità di avere dei tecnici formati professionalmente che siano in grado di dare consigli adeguati e rispondere a nuove richieste dei consumatori cosi come avviene in altri paesi europei.

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Un altro argomento che è utile citare è il problema delle piante tintorie, in quanto su questa tematica ancora di più emerge un’ipotesi di lavoro legata all’industria manifatturiera. Nel campo dei tessuti c’è una sollecitazione derivante sia da fattori ambientali generali attraverso leggi specifiche sia da una nuova etica comportamentale di produzione. Si sta, quindi, pensando di convertire una parte dei coloranti chimici in coloranti naturali e l’intenzione manifestata da una delle aziende importanti in questo settore di passare da un 2% ad un 8% del totale dei coloranti dimostra un interesse reale. Si tratta di  nuove opportunità di produzione e di affari in tale settore.

Questo significa che tutelare la biodiversità, non solo è uno importante impegno assunto in occasione della Conferenza Mondiale sull’Ambiente e lo sviluppo svoltasi a Rio de Janeiro ma è anche un vantaggio economico. Si calcola che nel nostro Paese sia presente una diversità biologica circa cinque volte superiore rispetto a quella media delle altre nazioni dell’Europa. Ancora oggi non si ha una conoscenza di tutto il materiale vegetale esistente per quanto  riguarda le caratteristiche e le potenzialità di utilizzo. Sono necessari provvedimenti capaci di favorire la conservazione e la ricerca sulla nostra biodiversità.

Tra le aromatiche e le officinali sappiamo che molte di esse sono anche spontanee (es. il luppolo, l’ortica, il papavero il cappero, il crescione e la ruchetta selvatica) e sarebbe necessario un maggiore controllo sulla raccolta perché ovviamente potenzialmente inquinate dal piombo degli scarichi delle automobili.

Capparis spinosa

Capparis spinosa

La CIA, già da anni ha proposto, all’interno di un eventuale piano floricolo, la possibilità di un finanziamento finalizzato a un monitoraggio di tutto il materiale vegetale esistente in Italia, e che dovrebbe essere gestito unitariamente da Università, Istituti scientifici, Orti botanici attraverso una banca dati comune, con la collaborazione delle organizzazioni professionali. Alcuni enti si tanno muovendo in questa direzione, cito a esempio l’accordo tra la Federparchi e Codra (Centro operativo difesa e recupero dell’ambiente), che prevede una banca del seme dove tutti gli ecosistemi siano rappresentati nella loro completezza, con le specie erbacee, arbustive e arboree. Questo significa che saranno conservati tutti gli ecotipi delle popolazioni presenti sulle diverse aree del territorio nazionale, distinguibili l’una dall’altra anche della più piccola variazione del loro patrimonio genetico. Anche enti locali, e tra questi alcune di grandi città come Roma, Padova o altri comuni meno grandi, alcuni in Toscana, hanno autonomamente finanziato ricerche di questo tipo e approntato elenchi di varietà .

L’associazione delle piante aromatiche ai cibi diventa un’arte raffinata e, specialmente nella nostra ristorazione, la valorizza particolarmente. Queste piante sono prevalentemente spontanee, la maggior parte vive in ambienti disagiati asciutti e poveri come bordi di strade e fossi. Alcune di esse invece sono più esigenti, come l’origano, e desiderano un terreno ben drenato e assolato. Altre, di carattere arbustivo, sono adatte ad un uso ornamentale. Le restanti come il basilico, il rosmarino, l’erba cipollina, il prezzemolo, la salvia, il sedano e tante altre che usiamo normalmente nella nostra cucina quotidiana sono prodotte in quantità e abbondantemente commercializzate. Sono pure presenti molte varietà.

Si sta diffondendo sempre più la diversificazione degli usi da quello gastronomico, alla fornitura di essenze utilizzate nelle cosmesi, fino a quelli medicinali. Storicamente piante come la salvia, la lavanda e il rosmarino sono state piantate negli orti botanici e nei giardini.

La vera novità recente dello sviluppo dei consumi di queste piante deriva dal loro impiego ornamentale nei giardini pubblici e privati e nella sistemazione delle aree urbane ed extraurbane, modificate o alterate dall’intervento dell’uomo, in scarpate e banchine stradali, aree aeroportuali, cave e discariche esauste ed altro ancora. Le caratteristiche arbustive ridotte, compatte e talvolta tappezzante, sono molto apprezzate per una manutenzione limitata e adatta al verde urbano. Sono spesso piante con fioriture che durano per un lungo periodo dell’anno il che rafforza la forza estetica analogamente ai profumi che arricchiscono l’ambiente.

Aromatiche in giardino (Giardino progettato da Filippo Pizzoni)

Aromatiche in giardino (Giardino progettato da Filippo Pizzoni)

Sostengono giustamente i paesaggisti che alcune aromatiche siano subito ben visibili poiché si sviluppano in condizioni disagiate come tra le rocce o a ridosso dei muri, così da proliferare anche in zone più emarginate e in cui altri interventi non sono possibili. Le aromatiche nel giardino, come sul terrazzo o negli stessi locali in cui viviamo e lavoriamo fanno più bella la vita di tutti i giorni.

Nella provincia di Savona oltre un terzo delle aziende florovivaistiche produce piante aromatiche con una produzione in crescita e livelli di qualità che la stessa concorrenza internazionale riconosce. La professionalità raggiunta in questo settore ha fatto sì che il numero delle varietà sia molto ampio e possa crescere ancora, sempre che ci sia  il sostegno di una ricerca adeguata.

L’estrazione delle essenze comporta delle forme colturali a pieno campo che si possono realizzare solo dove questo è possibile.

La coltivazione delle piante aromatiche e officinali è ormai da anni un’opportunità interessante per la riqualificazione di aree marginali collinari, in alcuni casi abbandonate. Si adattano bene agli ambienti più disagiati per la loro resistenza, essendo nella maggior parte d’origine mediterranea e sopportano meglio le nostre condizioni climatiche anche le più diverse.

Già 5000 anni a.C. i Cinesi usavano le piante come farmaci  e queste sono diventate la base stessa di quasi tutta la medicina dell’antichità. Ci sono testimonianze di elenchi di piante medicinali molte delle quali ancora utilizzate ai giorni nostri tra cui il finocchio, il timo, il coriandolo e il melograno. Il loro sviluppo nel mondo antico occidentale si ebbe in Grecia dove emersero le prime grandi figure di botanici, medici e naturalisti  tra cui Ippocrate di Cos, il padre della medicina.

Ancora oggi che, nei paesi occidentali, l’applicazione terapeutica delle piante officinali è stata sostituita da prodotti di sintesi, c’é è una rivalutazione dell’uso di prodotti di origine vegetale.

I principi attivi possono essere presenti in modo variabile sia quantitativo che qualitativo ed è quindi importante che i preparati (tinture, decotti, infusi, pillola) siano predisposti accuratamente da tecnici esperti poiché quantitativi diversi di droga possono avere diverse azioni terapeutiche.

Sono oltre cento le specie riconosciute per impiego farmacologico presenti nella Farmacopea ufficiale anche se questo non esclude centinaia di altre specie presenti nella memoria o negli usi della medicina popolare dei vari paesi.

Matricaria chamomilla

Matricaria chamomilla

Alcune di queste piante contengono principi allucinogeni; una di queste specie è la Salvia divinorum originaria del Messico. Con il vuoto normativo ci potrebbero potrebbero essere problemi seri. In ogni modo vorrei qui fare una riflessione sul ruolo della stampa perché il loro compito d’informare non dovrebbe essere solo allarmistico e negativo come spesso accade ma dovrebbe configurarsi come informazione di servizio, tale da dare un contributo alla crescita del cittadino e delle sue conoscenze.

Nell’indagine svolta dall’Isafa con interviste a circa quattrocento produttori di piante aromatiche (comprese quelle per il consumo fresco), medicinali e per la cosmesi, sono state poste domande relative all’ubicazione, alla conduzione dell’azienda, alle specie coltivate , alle superfici investite e alle tecniche di produzione.

Le specie officinali sono state rilevate  più di cento specie e la superficie totale investita è pari a 3.342 ha . Quelle più importanti sono meno di 40 concentrate in alcune regioni tra cui la più importante è la Toscana. In Calabria abbiamo il bergamotto, la menta piperita in Piemonte, il frassino da manna e in Sicilia la camomilla comune, la liquirizia, lavanda e lavandino, iberico e lino.

La maggior parte delle aziende (46%) è localizzato in collina, il resto è diviso tra pianura e montagna. La tecnica colturale adottata è per oltre il 50% di tipo biologico mentre il 45% è convenzionale e solo un 4% biodinamica.

Dall’indagine è risultato che il collegamento tra la domanda e l’offerta è molto frammentato lungo la filiera e solo qualche produttore che ha saputo gestire l’intera filiera dalla produzione al consumo ha ottenuto dei buoni risultati.

Ci sono delle proposte che sono presenti all’interno di singoli progetti per offrire ai produttori nuove possibilità di diversificare le coltivazioni, contribuendo ad abbassare i surplus di alcuni prodotti, diminuire le consistenti importazioni di piante officinali, dare l’opportunità alle aziende agricole di realizzare un reddito integrativo e d’incrementare particolarmente le colture a basso consumo energetico.

Questi obiettivi tra l’altro sono quelli richiesti dagli attuali orientamenti fissati dalla Comunità Europea attraverso il Reg.2092/91 e succ. per favorire lo sviluppo rurale nelle aree marginali, la diversificazione produttiva e la salvaguardia della tutela ambientale.

Tutto questo comprende anche la ricerca di nuove varietà dotate di caratteristiche produttive e qualitative adatte alla coltivazione nel nostro ambiente  così come la ricerca di sostanze di origine naturale con proprietà antiparassitarie da usare nella difesa delle coltivazioni.

La situazione é complessa, per le diverse condizioni climatiche e socioeconomiche delle regioni del nostro paese ma per incrementare queste produzioni e per migliorare la commercializzazione dobbiamo impegnarci a fondo . Le possibilità di ottenere risultati sono incoraggianti.

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