Scheda tratta “Linee guida” del Progetto Green Design: la sostenibile leggerezza del verde. Un progetto di ricerca per il low cost e la sostenibilità nella progettazione, realizzazione e gestione del verde.
I danni arrecati dagli apparati radicali alle pavimentazioni e ai marciapiedi costano alle municipalità americane oltre 135 milioni di dollari. Per questo motivo sono state sviluppate alcune tecnologie o metodologie progettuali volte a limitare i conflitti tra radici e costruito. L’uso di pannelli verticali per deflettere le radici e assecondarne la crescita in profondità, l’apposizione di uno strato(spessore 15 cm) di ghiaia grossa inerte (diametro minimo delle particelle pari a 2 cm) negli strati superficiali di suolo e l’ampliamento della buca d’impianto sono tra le tecniche più largamente testate. La scelta di specie caratterizzate da apparati radicali profondi è di ulteriore aiuto per limitare le interazione col costruito.
Numerosi studi hanno confrontato diverse tecnologie e conformazioni di pannelli (es. Deep Root, Tree Root Barrier con o senza SpinOut; Typar Geotexile 3081; Biobarrier®; Tex-R® barrier; Root Block) e la relativa efficacia nel limitare i danni radicali alle pavimentazioni. I risultati sono contrastanti e dipendono in larga misura dal tipo di suolo.
In suoli ben drenati e aerati (purtroppo rari in ambiente urbano) le barriere sono efficaci e guidano le radici in profondità.
In suoli compattati, al contrario, si riscontra la tendenza delle radici a risalire, in cerca di ossigeno, una volta superato l’ostacolo. Alcuni autori hanno trovato, misurando il diametro delle radici superficiali cresciute al di fuori della barriera, una riduzione di tale valore in piante allevate in presenza di barriere antiradice rispetto ad esemplari della stessa specie cresciute senza barriere e, dunque, una minor propensione a causare danni. In questa situazione le barriere antiradice hanno la funzione di ritardare di alcuni anni l’interazione tra radici e pavimentazioni, ma non costituiscono la soluzione del problema.
L’apposizione di uno strato di ghiaia grossolana di 15 cm subito sotto la pavimentazione ha fornito prestazioni analoghe, forse addirittura superiori, rispetto alle barriere antiradice in suoli ben drenati, ma hanno mostrato limiti simili in suoli compattati. Considerata la maggior efficacia delle barriere antiradice in condizioni di ridotta compattazione del suolo, è consigliabile lavorare il suolo al fine di arieggiarlo prima di mettere a dimora le piante ed installare le barriere.
L’ampliamento della buca d’impianto è un’altra possibile tecnica per ridurre i danni alle pavimentazioni. In particolare, la probabilità che una radice danneggi la pavimentazione cala dal 60% al 10% in seguito all’espansione della buca d’impianto da 0,5 m (di lato) a 3,5 m (di lato).
La scelta delle specie con cui progettare l’area verde determina fino al 90% dei danni arrecati dalle radici alle pavimentazioni. In particolare, l’uso di specie pioniere a rapido accrescimento e dotate di apparati radicali tendenzialmente superficiali (es. pioppo; acero saccarino) è assolutamente sconsigliabile in siti ove si possono prevedere rischi di conflitto pianta-costruito. Specie come il bagolaro o il platano, seppur dotate di apparati radicali intermedi, entrano frequentemente in conflitto col costruito a causa del loro grande sviluppo. Specie come gleditsia e koelreuteria aventi anch’esse apparato radicale tendenzialmente intermedio ma più lenta velocità di crescita, hanno causato una minor incidenza di danneggiamenti. Specie come frassino e quercia, a crescita medio-lenta e dotate di apparato radicale tendenzialmente fittonante, sono maggiormente indicate per la progettazione di aree ad alto rischio di conflitto.
Altre schede del progetto Green Design:
Prato di papaveri e fiordalisi
Crediti di Carbonio per il Parco Nord Milano