Articolo del 12/10/2015 13:01:47 di Masullo Mauro

Il rapporto tra la progettazione e la manutenzione e la necessità di una manutenzione qualificata

Una differenza sostanziale tra l’architettura del paesaggio e l’architettura sta nel rapporto che lega la progettazione e la manutenzione, riferite a uno spazio progettato;nell’architettura del paesaggio è necessario che sia garantita la continuità tra progettazione e manutenzione in quanto è quest’ultima che realizza nel tempo il progetto, mentre nell’architettura lo spazio progettato è finito nel momento della sua realizzazione e la manutenzione ne assicura invece nel tempo il mantenimento.

Un’altra sostanziale differenza è nei materiali utilizzati per la costruzione; questo caratterizza anche la complessità della progettazione per l’architetto del paesaggio, in quanto gli elementi di costruzione variano in modo continuo grandezza, forma, colore e tutte le altre caratteristiche e la necessità di conoscerne l’essenza è di fondamentale importanza. Infatti l’opera dell’architetto è finita, statica e immutabile, quella dell’architetto del paesaggio è infinita, dinamica e mutabile.

Affinché la progettazione di uno spazio verde possa essere realizzato nel tempo e gli investimenti finanziari della P.A. aver avuto un senso è quindi necessario che sia assicurata la formazione, la preparazione el’aggiornamento professionale degli operatori e degli addetti e che siano in grado di saper leggere un progetto, di saper riconoscere le piante e di conoscere in modo ottimale la patologia vegetale e le tecniche colturali; ovvio che la conoscenza non deve limitarsi solo a questi aspetti, ma questi rappresentano l’abc per svolgere in modo corretto il loro ruolo.

Monumento al giardiniereIn un spazio verde, oggetto di una buona o meno buona progettazione, interviene nel tempo la saggia manina della natura, che provvede gratuitamente alla rinnovazione naturale delle piante; in quel momento vuol dire che si sarà creato realmente un ecosistema e certe piante manifestano il desiderio di una maggior protagonismo in quello spazio. Questo rappresenta uno dei motivi per cui un operatore (chiamiamolo pure giardiniere) deve dimostrare di saper riconoscere le piante già dal primo stadio di plantula e, attraverso la manutenzione, dovrà selezionare ciò che può svilupparsi, senza entrare in competizione con le altre piante, e ciò che invece va subito eliminato, o alcune volte anche trapiantato.

I processi naturali caratterizzano moltissimo una qualsiasi unità paesaggistica, in quanto essa è essenzialmente paesaggio naturale, pertanto la natura riveste il ruolo più importante sia come protagonista che come progettista perpetua.

La figura professionale del giardiniere una volta veniva formata dai cosiddetti maestri, persone spesso capaci anche di saper progettare giardini e parchi di rilievo; dopo la seconda guerra mondiale in Italia questa figura professionale ha iniziato a perdere quel prestigio che invece aveva fino ad allora caratterizzato l’operato.

Oggi nel nostro Paese non esistono Scuole in grado di fornire questa preparazione, se non ad eccezione della Scuola Agraria del Parco di Monza e qualche altra sparuta realtà territoriale; il verde pubblico è sempre più presente nei nostri centri urbani, il verde privato è sempre più diffuso, ma l’istituzione di Centri e Scuole di una formazione specifica per i giardinieri non ha seguito quantitativamente questa tendenza.

In Italia la mancanza di una reale attenzione verso le tematiche e le professionalità legate al paesaggio si evidenzia proprio attraverso la carenza di percorsi formativi sia nella loro quantità che nella loro qualità; solo attraverso la consapevolezza diffusa di questa triste realtà sarà possibile intervenire per invertire la tendenza e ridare quello storico prestigio in materia che caratterizzava il nostro Paese nella cultura paesaggistica internazionale.

Gli aspetti legati alla patologia vegetale sono sottovalutati da molti, non si riconosce un valore aggiunto a uno stato fitosanitario ottimale delle piante che invece ne rafforza anche il valore economico oltre che ecologico; sono scene rarissime, ad esempio ,quelle in cui si vedono giardinieri che sterilizzano le attrezzature prima dei tagli, senza preoccuparsi di trasmettere malattie tra le piante. Eppure basta la fiamma di un accendino passata sulle lame e a volte anche il buon senso può venire in aiuto quando manca o è carente un’adeguata preparazione professionale.

Si evidenzia a questo punto l’estrema necessità di poter contare su una formazione di qualità che possa contribuire ad un paesaggio di qualità; tale formazione non è importante solo per il verde pubblico, ma anche per quello privato e pertanto la P.A. deve potersene fare carico anche per garantire occupazione in questo settore sempre più in espansione.

Tale formazione deve essere fornita in primis agli architetti del paesaggio, che in questo entourage rappresentano il ruolo progettuale, e ad altri professionisti e tecnici del settore; dovrà essere differenziata sulla base dell’oggetto della manutenzione, se trattasi di verde pubblico o privato, e con particolare riguardo al patrimonio paesaggistico e culturale, come ad esempio i giardini storici e i parchi naturali e le aree destinate alla forestazione peri/interurbana.

La formazione deve riguardare tutti gli aspetti legati alla manutenzione, sia essa ordinaria che straordinaria, deve riguardare la conoscenza dei materiali (alberi, arbusti, rampicanti, erbacee perenni e annuali, piante acquatiche, prati e quant’altro concorre alla composizione delle unità paesaggistiche), delle tecniche vivaistiche, della loro produzione, della loro fornitura, delle attrezzature necessarie alla loro coltivazione, degli impianti, delle norme di sicurezza, così come la conoscenza deve riguardare gli aspetti legati al paesaggio, dai suoli ai climi, e deve riguardare sia la teoria che la pratica, soprattutto in relazione alla manutenzione delle attrezzature.

Un particolare riguardo deve essere rivolto a trasmettere la capacità di saper condividere il lavoro di gruppo e di creare sinergie di ruolo sulla base dell’intervento e delle proprie predisposizioni e mansioni.

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