Articolo del 01/10/2015 20:08:16 di Vetrò Maria Caterina

Un’esperienza di healing garden in Libano

I benefici terapeutici delle piante nella disabilità psichica

Categoria: Ortoterapia

Samira è una di quelle persone a cui la vita è stata rubata, a cui la guerra israelo – palestinese, logorante e interminabile, ha tolto affetti e radici. Samira parla raramente ma, seppur chiusa nel silenzio del suo dramma, è abile nel comunicare un universo di emozioni, nonché un barlume di speranza per cui –un giorno non troppo lontano- possa almeno tornare nella sua terra. Sempre incorniciato da veli variopinti, il suo è uno sguardo che poco spazio lascia alla rassegnazione. Samira è una dei 250 ospiti di lunga degenza dell’ospedale psichiatrico Al Fanar, istituito a Zahrani, a sud di Beirut, nel 1962. Al Fanar è una realtà non – profit che tratta circa 1.500 pazienti all’anno ed è residenza permanente per 250 pazienti. I pazienti soffrono di diverse patologie psichiatriche, e tutti appartengono alla fascia economica più vulnerabile e disagiata della società; l’80% è completamente abbandonato dalle rispettive famiglie e dalla società, fatto che aggrava ulteriormente le pregiudiziali diffuse nella società libanese.

In Libano, infatti, la malattia mentale viene ancora considerata un tabù sia dalle famiglie dei pazienti che dalla società civile in generale. Questo porta a vedere dall’esterno il ricovero in una struttura residenziale come la fine della vita, in senso sociale e civile, una reclusione senza alcuna possibilità di recupero.
Il programma pilota di terapia orticolturale e agricoltura sociale da me proposto e sviluppato attraverso un progetto di cooperazione allo sviluppo costituisce in Libano una decisa innovazione nel trattamento di patologie da sempre ignorate, e si affianca ad altre terapie complementari quali, per esempio, i laboratori di artigianato tessile e del legno.

È l’ora del laboratorio artistico: io, Samira ed altri 3 ospiti sediamo ad uno dei tavoli di un immenso e fumoso salone. Tutti ascoltano ed intonano musiche tradizionali, ricordo di tempi lontani; il fitto vociare e l’atmosfera creano un senso di sospensione del tempo, di estraneazione dalla realtà.
Samira disegna, è uno dei preziosi strumenti che utilizza per comunicare col mondo esterno. Comprendo il suo malessere odierno: oggi icone di guerra, violenza, lutto affiorano dalla pagina come un arsenale di emozioni.. “Che cos’è questo, Samira?” chiedo senza ricevere risposta. Era un abbozzo di nave adombrata da troppi cannoni, una bandiera con spade e fucili. Gocce di sangue (o forse lacrime?) cadevano dagli angoli della pagina. Il suo sguardo si spegne gradualmente e volge verso il basso, il corpo incurvato e ripiegato.
Sperando di non scontrarmi con le sue resistenze più profonde, la chiamo per nome, prendo un foglio e del colore: giallo, rosa, verde. Abbozzo una di quelle meravigliose Dalie rosa di cui Samira si prende cura nel giardino antistante alla casa, destinato alla creazione di un percorso sensoriale fruibile, fatto di fiori e piante aromatiche.

Così come la decodificabilità della mente umana può mettere a dura prova aspettative di efficacia terapeutica, allo stesso modo, e repentinamente, può accadere l’inaspettato. Dopo istanti di refrattarietà e inerzia, Samira si desta, mi afferra la mano per condurmi frettolosamente nel giardino. Mi faccio trascinare in pieno campo, dove implementeremo l’uliveto e l’agrumeto per le attività di agricoltura sociale. Un meraviglioso piccolo ed ordinato mazzo di fiori di campo mi viene porto, senza sorriso sul volto ma con una luce intensa nello sguardo. Inutile cercare di comprendere quale fosse il significato di quell’azione, ogni sforzo esplicativo è del tutto aleatorio, finché non abbiamo ripreso l’attività di disegno all’interno.
Con un tratto meno marcato del precedente disegno e tre matite tra le mani –azzurro, verde, rosso- abbozza una piccola barca in viaggio, un cuore e la stessa dalia.. “quando torni nel tuo paese per favore ringrazia chi, come te, aiuta la nostra casa”.
Conservo con commozione quel disegno a tratti infantili, ma soprattutto il significato che quel fiore e quell’angolo di giardino hanno rappresentato per schiarire il buio della mente di Samira.

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