Articolo del 24/09/2015 14:02:56 di Mailli Enrico

Una mania tutta britannica

Thoughts from a garden seat

Categoria: Giardinaggio

”Garden è una delle parole inglesi più amate (dagli Inglesi).

Evoca la bellezza e i profumi dei fiori in una giornata estiva, le fatiche spese nel crescerli, il piacere di averlo fatto e magari un riposino tra luci ed ombre ()”.

Così recita Graham Stuart Thomas nell’introduzione del suo Thoughts from a garden seat, un grazioso libro su giardinaggio e filosofia spiccia applicata, confermandomi il contenuto delle confidenze di uno dei miei maestri, Inglese prestato all’Italia, il quale sostiene che il giardino sta agli Inglesi come il cibo agli Italiani.

Nel Bel Paese spendiamo la domenica per imbandire la tavola di prelibatezze da consumare con tutta calma, in barba al senso di sazietà che prontamente sopraggiunge già al termine del luculliano antipasto.

Ebbene, con la stessa metodica voracità i cugini anglosassoni spendono i weekend per ridisegnare i loro spazi verdi tra piccole serre, punti acqua e bulbi naturalizzati o spontanei (NarcissusGalanthusCrocusChionodoxaMuscariScilla) che specialmente in primavera fanno da trait d’union tra il selvatico e il coltivato.

E non inganni il verbo ridisegnare che può indurre a pensare che la loro attenzione sia rivolta ai principi compositivi tanto cari a chi abbia nel proprio patrimonio genetico il culto e la propensione per arte, moda e design.

Ciò che guida le manie inglesi nella cura del giardino non è tanto un’esigenza progettuale legata a principi architettonici che costruiscono un’immagine complessiva, fondandola su una gerarchia di elementi di varia natura tra cui l’elemento vegetale si insinua conquistandosi un proprio ruolo, ma una vera e propria passione / ossessione che fa proprio dell’elemento vegetale il protagonista esclusivo e indiscusso.

 “Piante e giardinaggio possono diventare un’ossessione. Molti iniziano innocentemente, con le migliori intenzioni, magari

semplicemente per mettere un po’ d’ordine al caos visto dalla finestra… ma poi, gradualmente, qualcosa di primitivo si impossessa di loro, il cosiddetto ‘ritorno alla terra’.

È ancora un Inglese, Richard Bird, ad aggiungere un nuovo elemento nella definizione dell’approccio al giardino da parte di Mrs. Smith, come ho avuto modo di constatare personalmente in un recente viaggio oltremanica: i giardini privati – i cosiddetti front e backyard gardens – sono vere e proprie collezioni delle più svariate curiosità botaniche, e le piante più utilizzate lo sono o in virtù delle loro caratteristiche estetiche oppure in virtù dell’abilità che richiedono per la loro messa a dimora, crescita e riproduzione.

Questo atteggiamento ha due ordini di conseguenze; da una parte conduce a quei risultati che riconosciamo essere molto diversi dai tipici formalismi nostrani e allontana dalla predominanza del colore verde tipico dell’ossatura dei giardini storici all’italiana: lungi dall’essere composizione architettonica, il giardino di Mrs. Smith appare piuttosto una tavolozza che sembra mescolare senza apparente criterio di armonia colori e tessiture e soprattutto piante a fogliame variegato o glauco o dagli accesi toni rossi o gialli, di primo acchito stonate ai nostri occhi in quanto usate sicuramente con più parsimonia nelle nostrane realizzazioni.

Dall’altra vi è un concetto del tutto peculiare di giardinaggio vissuto come vera e propria sfida; gusto estetico estremo e gusto per la sfida con la Natura viaggiano di pari passo, gestiti da cultura ed abilità botaniche mediamente superiori alle nostre. Basti pensare a quanto il giardinaggio da seme sia pratica comunemente diffusa.

Agapanthus ‘Tinkerbell’

Rifiutandomi di credere che siffatti cultori del giardino agiscano in preda a puro delirio, ho riflettuto – confrontandomi con gli amici inglesi – sulle ragioni di tali specificità di approccio e credo di aver colto elementi per una possibile spiegazione dalle suggestioni offertemi dall’ambiente naturale, nel quale mi sono trovato immerso per cinque indimenticabili settimane.

In un contesto come le Midlands – un susseguirsi di brughiere e territorio a destinazione agricola – il colore verde in tutte le sue tonalità è assolutamente predominante, bellissima e rassicurante presenza; ma la monotonia e la ridondanza possono costituire un handicap laddove la posizione geografica e le condizioni atmosferiche e di luce tendano ad incupire la scarna palette dei colori naturali.

Credo, quindi, che l’obiettivo più o meno inconscio sia la voglia di inventare luci e riflessi che arricchiscano e vivacizzino gli spazi di verde costruitoLa spinta a ricercare e riprodurre l’insolito diventa passione e la passione – portata all’eccesso – diviene una mania guidata da una sorta di ‘invidia buona’ nei confronti del Bel Paese caratterizzato naturalmente da ricchezza di colori e varietà meravigliose.

Una mania che noi, baciati da sole e fortuna, non siamo in grado di capire forse perché diamo per scontata tale ricchezza.

Nasce spontanea una domanda, perché loro ci vedono per come non siamo, o meglio, per come dovremmo essere?

Vero è che se barattassimo un po’ di passione per la buona cucina con l’equivalente della loro passione per il giardinaggio, con un patrimonio di luce, sole e clima come il nostro saremmo forse noi i guru in materia, saremmo noi a fare scuola… ma probabilmente sopravvivremmo – a stento – con fish & chips

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