Articolo del 25/09/2015 17:05:51 di Cozzi Valerio

Muro Sapiens

Soluzioni per muri vegetali

Categoria: Giardinaggio

La comparsa dei primi muri vegetali negli anni Novanta ha innescato una ricerca su più scale – dalle aziende provenienti dal settore del verde pensile, alle piccole realtà artigianali – per replicare a costi contenuti l’effetto sorprendente delle composizioni di Patrick Blanc.

Oggi il mercato è in grado di offrire molteplici soluzioni: per creare un muro vegetale è possibile scegliere fra elementi modulari autoportanti, pannelli ancorati a strutture, materiali più o meno naturali (fibra di cocco, substrati vulcanici, miscele di inerti, feltri, …), soluzioni ready- o custom- made. Le aziende più attente offrono, assieme al prodotto, il servizio di consulenza necessario al progettista o direttamente al realizzatore.

Infatti, per quanto lo stesso botanico francese abbia spiegato che si tratta di un sistema estremamente semplice, basato sulla conoscenza delle piante e su alcuni accorgimenti per limitare il peso complessivo delle loro strutture di sostegno, è parso chiaro fin da subito, a chiunque si sia cimentato nel tentativo, che costruire un muro vegetale richiede conoscenze approfondite, sia tecniche che botanichee sensibilità per le condizioni ambientali in cui ci si trova a operare.

Dal punto di vista del progettista, alla complessità della creazione di uno spazio verde – come ad esempio un giardino – e all’ulteriore difficoltà tecnica di creare un ambiente favorevole alla vita vegetale dove esso non era previsto – come nel verde pensile – si aggiunge qui il ribaltamento degli assi cartesiani: è il piano verticale a reggere tutto.

Partiamo allora dalla verticalità. Giacché si tratta perlopiù di un muro (edificato) cui si aggiunge ad un altro muro (vegetale) in origine non previsto, la progettazione dovrà bilanciare le caratteristiche di entrambi, ancorando quest’ultimo in modo saldo e sicuro, nel rispetto della normativa vigente, mantenendo la stabilità e la ventilazione preesistenti. La riduzione degli spessori enfatizzata dalle aziende mira a risolvere un problema tecnico, quello del peso della struttura, più che estetico, nonostante sia su quest’ultimo che viene messo normalmente l’accento.

Creare condizioni favorevoli alla vita delle piante in simili condizioni, senza far ricorso a specie necessariamente ricadenti o rampicanti (che hanno comunque bisogno di uno spazio per radicare!) implica la sostituzione del terreno con un substrato di coltura più leggero e tecnicoche ne ricrei la mera funzione fisico-meccanica (sostegno e protezione delle radici, circolazione aria e acqua senza disseccamenti, ristagni o ruscellamenti).

Il nutrimento viene affidato all’acqua, gestita attraverso un attento sistema di fertirrigazione: le sostanze minerali che le piante normalmente assimilano in sinergia con il terreno vengono qui fornite in forma di composti perlopiù inorganici.

Nella scelta delle piante, se in origine si è partiti seguendo le esotiche e raffinate indicazioni di Patrick Blanc sulle specie più adatte a vivere in condizioni estreme e a reggersi su apparati radicali ridotti al minimo, oggi si assiste piuttosto alla declinazione – in verticale – di specie locali o comunque dal comportamento collaudato, accantonando le scelte sfacciatamente d’importazione, e accentuando ulteriormente, magari con ben noti, umili ma prestantiSedum o Bergenia, l’effetto di riconquista della naturalitàL’ultimo trend, come è noto, è la realizzazione di autentici orti in verticale, sulla spinta del tema dell’Expo 2015.

muro verdeScelta delle piante e gestione dell’irrigazione sono condizionate dal clima, o meglio dal microclima in cui viene realizzata la parete vegetale: in ambito urbano, l’esposizione non è determinata solo dall’orientamento, dalle precipitazioni e dai venti, ma anche dalla tipologia e dalla composizione degli spazi, capaci di modificare sensibilmente l’assolazione (ad es. riverbero di edifici adiacenti, o schermatura da parte di edifici più alti). La composizione dell’insieme, a parte gli obiettivi estetici che ci si è prefissati, deve avvenire conoscendo e prevedendo nel tempo lo sviluppo delle chiome, la grandezza del fogliame, la possibilità per le piante di interagire virtuosamente fra loro, senza ostacolarsi a vicenda.

Il muro vegetale è una realtà complessa, è un insieme fragile che deve venire pensato per tendere alla stabilità: è un autentico impianto, e come tale richiede un’attenta progettazione e un’altrettanto indispensabile manutenzione. Quest’ultima è anzi una componente indispensabile del sistema quanto la struttura portante, il substrato, la fertirrigazione e il materiale vegetale, e va prevista e calibrata assieme alle altre, in fase di progetto.

Ciò che Patrick Blanc ha creato è una nuova categoria per il verde urbano – la verticalità, concepita radicalmente come spazi nuovi, estremi, autosufficienti, in cui le piante possono vivere e prosperare per anni indipendentemente dal loro portamento naturale.  Spazi nuovi in cui sperimentare tecniche costruttive e compositive, senza perdere di vista il fatto che, trovandosi a ridosso o all’interno di edifici, si tratterà di esperimenti estremamente cauti!

Ma, lungi dal poter venire trattato come un abito di moda con cui vestire temporaneamente gli edifici in attesa del prossimo trend, il muro vegetale rappresenta un’autentica sfida per il progettista, uno stimolo ad elaborare sempre nuove soluzioni alla ricerca dell’equilibrio ottimale fra fantasia, tecnica e costi (tralasciamo l’argomento benefici, mancando ancora un’adeguata trattatistica scientifica in merito).
Una sfida che potrebbe diventare un nuovo archetipo del giardino, in linea con una società che ormai, incapace di gestire i propri tempi, chiede e offre tutto subito. Un giardino in cui non si entra, che non si scopre piano piano, che non modifica la nostra proporzione col mondo, ma che se ben realizzato diventa un luogo in cui proiettare ugualmente nostalgie e gioie.

Non basta, insomma, elevarsi dal suolo. In modo analogo all’evoluzione compiuta dall’homo erectus, è indispensabile, per il muro vegetale, conquistare la capacità di adattarsi alla specificità di ciascuna situazione, mantenendo in vita gli elementi vegetali coinvolti, nel tempo, e trasmettere emozioni e significati, diventando un muro sapiens.

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