Articolo del 12/10/2015 16:04:38 di Strazzabosco Luigi

Mal dell’inchiostro del Noce (Juglans regia L)

Categoria: Giardinaggio

Juglans è un termine latino coniato in onore di Giove: ‘Jovis glans’ cioè la ‘ghianda di Giove’ poiché presso gli antichi Romani il noce era l’albero consacrato al re degli dei. L’aggettivoregia che significa regale rivela che l’albero fu introdotto in Occidente dai re di Persia. L’origine di J. regia comunemente attribuita alla Persia è di fatto più complessa; essa ricade in un areale assai vasto che si estende dai Carpazi in Europa orientale attraverso la Turchia, l’Iraq, l’Iran, l’Afghanistan fino a terminare in oriente nelle zone collinari ai piedi della catena dell’Himalaya (Leutaghi, 1975). Sotto tutti gli aspetti può essere reputata una specie naturalizzata europea ed italiana, visto che, all’epoca della civiltà greca, era già considerata domestica e che, durante l’Impero Romano, doveva essere diffusamente coltivata secondo quanto narrato da Virgilio e Ovidio.

È stato importato in Europa nei primi decenni del 1600 (Leutaghi, 1975) e utilizzato inizialmente come specie ornamentale, successivamente l’attenzione economica si è spostata sull’eccellente qualità del legno e sulla sua rusticità, trascurando totalmente la commestibilità dei frutti. Oggi il noce è distribuito su tutta la penisola; diffusamente coltivato, è presente spesso nei giardini.

Le malattie legate al noce comune in quest’ultimo decennio (Belisario, 1996) hanno subito notevoli mutamenti sia in riferimento ai patogeni che all’incidenza dei danni. Oltre alle malattie tradizionalmente legate al noce come la batteriosi causata da Xanthomonas arboricola pv. junglandise l’antracnosi causata da Gnomonia leptosstylasi rilevano sempre più numerosi fenomeni di deperimento e morie associati ad alterazioni presenti sia sulla zona del colletto che sul tronco. Questi deperimenti sono riconducibili in larga parte a diverse specie appartenenti al genere Phytophora (Belisario et al., 2003).

Sintomatologia

I soggetti colpiti presentano un caratteristico marciume radicale e alla base del tronco a circa 20 – 40 cm dal suolo, con fuoriuscita di liquido nerastro.

Phytophora su Juglans regia 02

Phytophora su Juglans regia 03

Staccando la corteccia si possono rilevare delle necrosi di forma triangolare dalla base del colletto che interessano il cambio e il legno; è possibile inoltre rilevare ai margini dei cancri la formazione di callo nel tentativo di compartimentazione.

Nella progressione della malattia il deperimento può portare alla morte del soggetto colpito.

La malattia si diffonde a macchia d’olio, lungo linee di impluvio, interessando ogni anno nuovi soggetti. Questo fenomeno di deperimento è riconducibile a diverse specie di Phytophora spp.anche se quelle più comunemente isolate sono P. cinnamoni e P. cambivora,  sporadicamente si rileva la presenza di Fusarium solani (Belisario et. al., 1999).

Phytophora spp.

Il genere Phytophthora dal greco phyto (pianta) e phthora (distruttore), annovera al suo interno alcuni dei patogeni più distruttivi, in grado di causare epidemie gravi e danni ingenti di natura sia economica che ambientale. Questi microrganismi vengono spesso inseriti tra gli organismi fungini in virtù del loro accrescimento filamentoso, ma studi di carattere genetico e biochimico hanno dimostrato la loro sostanziale diversità dai miceti, tanto che di recente sono stati classificati nel nuovo Regno dei Straminipila, insieme alle alghe brune e alle diatomee (Erwin e Ribeiro, 1996; Judelson e Blanco, 2005).

Le Phytophthorae appartengono alla classe degli Oomiceti, organismi che presentano numerosi caratteri morfologici e biochimici differenti dai funghi veri e propri. In particolare, hanno ife diploidi con pareti cellulari costituite da cellulosa, a differenza dei funghi che presentano pareti di chitina.

Gli anglosassoni sono soliti indicare le Phytophthorae col termine ‘water moulds‘, per sottolineare due dei caratteri distintivi di questi microrganismi, cioè la predilezione a vivere in ambienti umidi e la differenziazione di strutture riproduttive molto simili a quelle delle alghe (Kamoun, 2003).

Phytophthorae

Le zoospore costituiscono il principale propagulo infettivo del genere Phytophthora ed esibiscono un comportamento chemiotattico che gli permette di trovare il sito ottimale per l’infezione nella pianta ospite (es. ferite o apici radicali).

Al genere Phytophthora afferiscono un centinaio di specie, di cui circa la metà sono state descritte nel corso degli ultimi 20 anni: nel 1931 si conoscevano solo 20 specie (Tucker, 1931), nel 1990 il numero di specie note era di circa 60 (Erwin e Ribeiro, 1996), al 2007 figurano ufficialmente descritte 105 specie (IUFRO, 2007). Questo rapido incremento è da attribuire in parte alla scoperta di nuove specie criptiche all’interno di specie note e in parte alla scoperta di specie nuove soprattutto negli ecosistemi naturali. Stante la crescita esponenziale del numero di nuove specie descritte, è presumibile che nei prossimi anni verranno scoperte e descritte da 100 a 500 nuove specie diPhytophthora (Brasier, 2008).

grafico01

Un altro problema fitosanitario inerente alla movimentazione delle Phytophthorae è legato alla potenziale capacità di questi microrganismi di ibridarsi in modo interspecifico grazie al fatto che le zoospore mancanti di pareti cellulari sono prive di barriere precostituite (Brasier, 2000). Pertanto, l’incontro di specie endemiche con specie esotiche può facilmente dar luogo a nuovi e pericolosi ibridi di Phytophthora che costituiscono una seria minaccia dagli esiti imprevedibili per gli ecosistemi sia agrari che forestali.

Trattamento e cura

Proprieta dei fosfiti

Il fosfitoè molto attivo nelle piante, in quanto leggermente instabile e tende a reagire e ad avere effetti relativamente immediati. La molecola è totalmente idrosolubile ed è facilmente assorbita dalle piante sia attraverso le radici che le foglie.

Mentre i tradizionali fertilizzanti fosfatici (-PO4 da acido fosforico), devono essere applicati in grandi quantità per avere risultati significativi, poiché solo una piccola quantità di fosforo è disponibile per le piante, i fosfiti (-PO3 da acido fosforoso) possiedono elevatissime proprietà nutrizionali e collateralmente di protezione delle colture.

I fosfiti, oltre all’azione nutritiva, possiedono un’azione stimolante sulla vegetazione e stimolano le auto difese della pianta (Resistenza Indotta Sistemica – RIS).
I meccanismi endogeni di auto-difesa hanno luogo nelle piante quando sono soggette ad attacchi da patogeni che tendono a compromettere il loro stato di salute; tali attacchi innescano, per reazione, l’emissione di sostanze atte ad aumentare l’auto-difesa e a potenziare il sistema immunitario endogeno, tramite la sintesi e la traslocazione di fitoalessine.

Le fitoalessine, sono chimicamente classificabili come Terpeni, Fenoli aromatici, ecc.

Sintetizzate dalla pianta e traslocate all’interno di essa, specie nei siti di attacco del patogeno, aumentano la resistenzaarrivando a debellare l’attacco stesso.

Oltre ad indurre RIS, le fitoalessine agiscono direttamente nei fenomeni di rottura delle membrane cellulari dei batteri patogeni, provocandone la distruzione. Alcune volte però, i meccanismi naturali di difesa delle piante non riescono a controllare gli agenti patogeni, così le concentrazioni di fitoalessine e di altri anti-microbici rimangono insufficienti.

In tali condizioni il vantaggio tecnico apportato per il ripristino dello stato di salute della coltura dai fosfiti risulta fondamentale. Numerose prove hanno riscontrato un’ottima attività fungicida svolta dai fosfiti.

Molti studi e prove di infusione endoxilematica con iniezioni di fosfiti con applicazioni di fosfiti + tensioattivo organosilicato Pentrabark ™ (Agrichem, Medina, OH, USA) sono stati costantemente efficaci (Garbellotto et.al.2007).
Fosfiti di potassio sono stati applicati  a castagni  sotto forma di iniezione endoxilematica per controllare lo sviluppo del mal dell’inchiostro, dopo di inoculazione con Phytophthora cinnamomi. I risultati sono stati la riduzione dell’espressione dei sintomi da ca. 90% entro 30 giorni e l’inibizione di nuove colonizzazioni sul tronco (Gentile et.al., 2009).

I fosfiti di potassio sono sali fertilizzanti caratterizzati da estrema solubilità in acqua e da una struttura chimica di modeste dimensioni con elevato contenuto in P2O5. In forza di queste loro caratteristiche, presentano spiccata attività sistemica nelle piante essendo in grado di penetrare con facilità nei tessuti vegetali e traslocare sia in senso ascendente che discendente. Rispetto ai fosfati di potassio, apportano, a parità di peso, quantità superiori di P2Oe K2O.

In letteratura scientifica l’attività curativa dei fosfiti di potassio nel controllo degli oomiceti è conosciuta ormai dal 1990 e numerose ricerche negli ultimi 10 anni provano che l’infusione endoxilematica è molto efficace nella cura e nella remissione dei sintomi su Phytophthora sp.

Come esempio pratico personale, vengono di seguito descritti la procedura di trattamento e i risultati ottenuti su un esemplare diJunglans regia situato in un area privata a Padova.

Il noce, di 60 cm di circ., presentava numerosi cancri, deperimento vegetativo con trasparenza della chioma superiore al 40% e microfillia della corona.

Esso è stato sottoposto nel mese di giugno del 2012 all’applicazione endoxilematica di fosfiti tramite BITE (recente invenzione dell’Università di Padova, brevetto PD2011A000245), uno strumento innovativo per l’infusione di liquidi (antiparassitari, fertilizzanti, fitoregolatori, biostimolanti, dissecanti) nel sistema linfatico di piante legnose ( cfr .edi articolo Conferme e novità in Endoterapia). In particolare, sono stati iniettati 120 ml di Fosfiti di Potassio 20-30 in soluzione al 35% su acqua demineralizzata.

Come risultato incoraggiante, a distanza di un anno (controllo effettuato in settembre 2013), si è avuta la remissione dei sintomi e la quasi completa compartimentazione dei cancri.
Nel dettaglio, sono stati osservati:

- il completo recupero vegetativo dell’esemplare trattato

juglans-regia-padova

- la completa cicatrizzazione del punto in cui è stata effettuata l’infusione endoxilematica

cicatrizzazione post bite

- la remissione dei sintomi con cicatrizzazione dei cancri.

remissione juglans 01

remissione juglans 02

 

Bibliografia

Caratteristiche e proprietà dei fosfiti. Impiego ed effetti nelle problematiche fitopatologiche della vite da vino.
Santo Marchese Siriac Fertilizzanti s.r.l.

Arboriculture & Urban Forestry 2007. 33(5):309–317”Phosphite Injections and Bark Application of Phosphite +Pentrabark™ Control Sudden Oak Death in Coast Live Oak M. Garbelotto, D.J. Schmidt, and T.Y. Harnik

Università degli Studi di Sassari – Studio sulle specie di Phytophthora presenti in ambienti forestali della Sardegna
Dott. Bruno Scanu Scuola di Dottorato 2009.201

 

Journal of Plant Pathology (2009), 91(3), 565-571: Control of ink disease by trunk injection of potassium phosphite
S. Gentile, D. Valentino and G. Tamietti

Corsi

Sponsor

Newsletter

Desideri essere sempre aggiornato con le iniziative della scuola? Iscriviti alla nostra newsletter, e sarai sempre informato.
AVVERTENZA. DLGS 196/2003. Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali. Gli indirizzi e-mail presenti nel nostro archivio provengono o da richieste di iscrizioni pervenute al nostro recapito o da elenchi e servizi di pubblico dominio pubblicati in internet, da dove sono stati prelevati.