Articolo del 24/09/2015 15:03:21 di Cattaneo Stefano

Il tappeto erboso ecologicamente/economicamente sostenibile al passo con tempi e risorse disponibili

Programmazione irrigua

Categoria: Giardinaggio

L’acqua sta diventando una delle risorse strategiche del pianeta, attorno alla quale si attiveranno comportamenti conflittuali. Non sono a rischio, infatti, solo le regioni site in zone aride, ma anche paesi tradizionalmente dotati di risorse idriche non limitanti.

L’obiettivo primario della programmazione irrigua è rifornire il terreno di acqua al momento opportuno e nella giusta quantità, al fine di garantire un livello di umidità idoneo alla crescita delle piante. Per tale motivo sono le piante stesse le migliori indicatrici dell’eventuale necessità di irrigare: esse reagiscono alle condizioni di stress idrico attraverso complessi meccanismi di regolazione fisiologica, i quali spesso si riflettono anche sulla loro morfologia (per esempio appassimento).
La quantificazione di tale relazione è fortemente influenzata dal tipo di suolo: lontano dalla saturazione, un suolo argilloso, è molto più efficiente nel trasmettere l’acqua di un suolo sabbioso. Quando il contenuto idrico scende sotto un determinato livello, la conducibilità è così lenta che il terreno non è più in grado di rifornire con sufficiente velocità la pianta, la quale entra in stress idrico. Tra le risposte che la pianta mette in atto per rispondere allo stress idrico, una delle prime è chiudere gli stomi evitando così di perdere ulteriore acqua per traspirazione. Ciò però comporta la perdita di turgore delle foglie, identificabile con un loro afflosciamento ed un rallentamento dell’attività fotosintetica.
Le specie da tappeto erboso, come tutte le piante, necessitano di acqua per vivere e crescere. Il contenuto idrico delle graminacee da tappeto erboso è compreso tra il 75 e l’85% in peso. Una riduzione della percentuale di acqua di appena il 10 %, può essere letale per la maggior parte delle specie.
Da diversi anni si fa un gran parlare dei problemi legati alla carenza delle risorse idriche e frasi come ‘scarsa qualità dell’acqua d’irrigazione’, o termini quali ‘desertificazione’, sono entrati a far parte del vocabolario comune. L’acqua è un bene vitale ed essendo tale si avverte l’esigenza di risparmiare o, meglio ancora ‘ottimizzare’ le risorse.
In effetti, il numero di ‘mesi secchi’, periodi in cui l’andamento pluviometrico è inferiore all’evapotraspirazione potenziale, è cresciuto notevolmente e nessuno, fino a pochi anni fa, avrebbe mai previsto l’inserimento di specie macroterme per la realizzazione di un tappeto erboso in ambienti freddo – umidi come quelli del nord Italia.
Questo tipo di soluzione può far rabbrividire parecchi addetti del settore a causa dell’aspetto estetico invernale che, soprattutto in alcune specie, è diverso da quello al quale le tradizionali microterme ci hanno abituato. E’ vero che la qualità estetica di un tappeto è notevolmente importante, ma bisogna considerare il fatto che, nella gestione globale dell’intero sistema (idrico, nutrizionale e manutentivo), ne possono beneficiare alquanto le influenze economiche!
Diversi addetti ai lavori si stanno prodigando ormai da alcuni anni le macroterme vengano impiegate nella realizzazione di tappeti erbosi di ogni genere.
L’impiego di specie macroterme consente di minimizzare alcuni problemi: gli apparati radicali molto robusti e profondi si adattano, infatti, a una svariata gamma di suoli, conferendo al prato una spiccata rusticità, sempre e comunque mantenendo elevati standard prestazionali (in termini di tessitura, aspetto estetico e altri).
Tra tutte le possibili scelte varietali, Paspalum vaginatum è quella che risponde alle sempre maggiori richieste di un manto erboso di qualità che sia al tempo stesso rispondente alle pressanti e giustificate esigenze di un manto ‘agronomicamente sostenibile’.
Altre specie da considerare sono ZoysiaCynodon, la macroterma più diffusa al mondo per la formazione dei tappeti erbosi,StenotaphrumPennisetum, il cui uso, purtroppo, è piuttosto limitato a causa dell’elevata sensibilità alle basse temperature invernali.
Il ‘prato perfetto’ non esiste, è un concetto del tutto astratto; le soluzioni legate alle molteplici problematiche che comporta la gestione di un cotico erboso dipendono da fattori sempre più dinamici e, purtroppo, per loro natura, difficili da prevedere.
La comunità scientifica, che studia il variegato settore dei tappeti erbosi, da diversi anni si sta applicando alla selezione di nuove varietà adatte ad ogni tipo di impiego, cercando di ridurre al minimo il periodo di stasi vegetativa, di rendere le specie meno sensibili alle temperature, di aumentare la resistenza a malattie fungine e la tolleranza ad insetti terricoli e di limitare l’insorgere di stress abiotici.
Gli agenti che causano stress sono diversi e possono manifestarsi anche contemporaneamente: temperature estreme (basse o alte), siccità, eccesso di umidità in prossimità delle radici, elevato contenuto in sali nel suolo, scarsa presenza di microelementi e microflora batterica a disposizione dell’apparato ipogeo.
Gli agenti sopra ricordati possono comportare situazioni logoranti per il tappeto erboso, che possono essere prevenute o alleviate con l’utilizzo di particolari prodotti, in primis le alghe, strumento tecnico ampiamente utilizzato da secoli in tutti i settori dell’agricoltura e, più recentemente, anche nel verde pubblico e privato ad uso sportivo e ricreativo.
Il tipo di alghe impiegate ed i processi di lavorazione usati, incidono sulla loro efficacia e sulla loro azione. L’effetto di questi prodotti non è riconducibile unicamente all’apporto dei nutrienti minerali contenuti, ma anche ad un fenomeno di stimolo e regolazione del metabolismo delle piante, tipico dei composti biostimolanti (amminoacidi, peptidi, vitamine, batteri ecc.)
Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di amminoacidi come unità strutturali fondamentali per la formazione delle proteine, enzimi e materiali di partenza per la sintesi di altre sostanze essenziali. Fino a pochi anni fa, l’unica forma per promuovere la formazione degli amminoacidi nelle piante era in forma indiretta e solo attraverso il sistema radicale: per mezzo della somministrazione di fertilizzanti azotati inorganici, l’azoto si trasforma, nel suolo e da lì viene assorbito dalle radici e trasformato in aminoacidi. Questo processo determina, per la pianta, un consumo energetico molto alto, che potrebbe essere utilizzato in altri processi biologici.
Oggi é dimostrato che l’applicazione al suolo, o a livello fogliare, di soluzioni di amminoacidi ha un effetto molto positivo sulla nutrizione della pianta giacchè le vengono somministrati gli anelli fondamentali per la formazione di macromolecole biologiche senza necessità di passaggi intermedi per la sintesi, senza spreco di energia.
Gli amminoacidi esercitano un effetto stimolante il metabolismo della pianta, durante una coltivazione, soprattutto nelle sue fasi di accrescimento ed in maniera particolare, quando si producono situazioni che possono influire negativamente sullo sviluppo, come: asfissia radicale, siccità, danni da grandine, fitotossicità prodotta da pesticidi.

In relazione al tema oggetto dell’articolo ricordiamo il corso della scuola Il tappeto erboso: dall'impianto alla manutenzione

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