Articolo del 24/09/2015 12:12:28 di Margheriti Elisabetta

Arbutus unedo: il corbezzolo

Arbutus unedo: il frutto

Categoria: Giardinaggio

Il termine generico Arbutus ha un’antichissima derivazione di origine celtiche ar = aspro, butus = cespuglio, mentre quello specifico unedo deriva dal latino unus unum + edo = mangio ‘ne mangio uno solo’ gli fu assegnato da Plinio il Vecchio, facendo una chiara allusione alla scarsa gustosità dei suoi frutti. Virgilio, nell’Eneide, afferma che sulle tombe i parenti del defunto erano soliti depositare rami di corbezzolo e i romani gli attribuivano poteri magici. Si dice che porti fortuna tenere appeso in casa un ramoscello di Corbezzolo con tre frutti.

Molte sono le sue caratteristiche, oltre ad essere una bellissima pianta ornamentale adatta per la costituzione di siepi, è una specie utile per la fauna selvatica, utile per gli insetti impollinatori, produttrice di frutti commestibili e di ricette officinali. Ma andiamo per ordine…

Caratteristiche botaniche

Arbutus unedo è il suo nome scientifico, ma volgarmente è da tutti conosciuto con il nome di corbezzolo o con nomi dialettali come lellarone, ciliegia marina o albastro. Fa parte della famiglia delle Ericaceae che annovera piante erbaceae, arbustive o arboree, con foglie persistenti, verticillate e fiori campanulati, penduli, bianchi o rossi, in racemi, pannocchie od ombrelle.

Il corbezzolo è una pianta dalle dimensioni variabili, da piccolo arbusto ad albero, con chioma densa, tondeggiante, irregolare, di colore verde carico, con il tronco corto, eretto, sinuoso e densamente ramificato e può raggiungere un’altezza che varia da 1 a 8 metri.

I rami più giovani sono giallastri e pelosi, mentre gli altri rami e il fusto sono ricoperti con una corteccia di un colore bruno – rossiccio, rugosa e fessurata, che si sfalda in sottili placche allungate.

Le foglie, alterne, brevemente picciolate, glabre e persistenti, sono lucide e di colore verde scuro sulla superficie superiore, opache e verdi più chiare con nervature bianche prominenti, nella superficie inferiore; il loro margine è seghettato con piccoli denti acuti, la loro consistenza è coriacea.

I fiori, ermafroditi, sono presenti da ottobre a marzo nella parte terminale dei rami e sono riuniti in piccoli racemi penduli di colore bianco crema o rosato. Nell’autunno dell’anno seguente danno origine ai frutti, bacche rotonde, del diametro di circa 2cm., carnose, con la superficie granulosa – turbercolata, di un bel rosso – arancio, che contengono nel loro interno numerosi piccoli semi, e che a maturità, quando diventano di colore rosso scuro, hanno un sapore dolciastro.

La particolarità di questa piante risiede nel fatto che nella stessa pianta si trovano frutti maturi e fiori contemporaneamente.

Habitat

Originario del bacino del Mediterraneo e della costa atlantica fino all’Irlanda, ama il pieno sole, il clima temperato e le stazioni riparate dai venti freddi. Si trova abbondante nel sottobosco di pinete litoranee e leccete; insieme con altri arbusti quali il lentisco (Pistacia lentiscus), il leccio (Quercus ilex), la Phillirea (Phillyrea angustifolia), l’erica arborea e il mirto (Myrtus communis), la tipica macchia mediterranea.

È facile trovarlo nelle macchie e nei boschi delle zone costiere dove talvolta forma dei veri e propri boschetti, si rinviene anche nell’interno sempre però a bassa quota e in ambienti molto soleggiati.

La sua diffusione è stata agevolata anche dall’uomo che spesso la coltiva sia per i suoi frutti eduli di sapore particolare, sia perché è un arbusto sempreverde, tra gli elementi più decorativi della macchia mediterranea.

Nei boschi distrutti da un incendio, grazie alla sua capacità di emettere rapidamente vigorosi polloni dopo il passaggio del fuoco, il corbezzolo è una delle prime specie legnose che riprende a vegetare: per questa caratteristica ha una certa importanza forestale, e trova impiego nei rimboschimenti per scopi ambientali, protettivi e antierosivi.

Raccolta e uso alimentare

La parte utilizzabile a scopo alimentare è esclusivamente rappresentata dai frutti, detti volgarmente albatre, albetrelle o corbezzole o anche cerase marine, raccolti ben maturi in autunno quando risaltano per il loro caratteristico colore rosso.

Hanno il sapore dolce piuttosto gradevole e possono essere mangiati semplicemente crudi o anche cosparsi di zucchero con l’aggiunta di un vino liquoroso.

Possono essere usati per preparare ottime marmellate, bibite fermentate molto dissetanti, una buonissima acquavite e perfino un tipo d’aceto. In Algeria e in Corsica, dai frutti se ne ricava il vino detto di corbezzolo. Se i frutti sono mangiati crudi in grandissima quantità possono produrre un senso d’ubriachezza e di vertigine.

Dai fiori del corbezzolo le api ricavano un miele molto saporito, dal sapore leggermente amaro.

Probabilmente sarebbe possibile selezionare qualità con frutti più saporiti, com’è stato fatto per il colore dei fiori; ne esiste, infatti, una forma rubra decisamente con fiori rosei e anche frutti più colorati.

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