Articolo del 11/10/2015 18:06:35 di Primavera Andrea

Piante officinali in Italia

possibilità di coltivazione e prospettive di mercato

Categoria: Agricoltura

Il settore della produzione di piante officinali in Italia, pur essendo un settore decisamente marginale sia rispetto alle grandi colture sia alle c.d. colture minori, è caratterizzato da un forte dinamismo e una notevole imprenditorialità. La superficie stabile osservata nell’ultimo censimento (fatto nel 1999), ma costantemente aggiornato fino ad oggi, si aggira intorno ai 3.500 ettari, di cui però 1.500 sono di bergamotto da essenza, localizzati per lo più nelle provincie di Reggio e Crotone; i rimanenti 2.000 sono di officinali erbacee e arbustive coltivate principalmente in Piemonte, Alta Valle del Tevere (Toscana / Umbria) e Sicilia.

Fra le colture più praticate abbiamo la menta piperita (circa 250 Ha), la lavanda (220 Ha), lacamomilla (circa 200 Ha), l’origano (100 Ha,) la passiflora, la melissa, il finocchio, la salvia e molte altre specie, circa 120 diverse, che sono coltivabili e coltivate nel nostro paese; molte specie sono coltivate su superfici inferiori ad 1 Ha e talora si osservano fluttuazioni, anche importanti, annuali relative a poche specie annuali (es.: linocoriandolo, etc.) che sono seminate da agricoltori a contratto.

La produzione annuale consolidata è compresa fra le 2.000 e le 3.000 tonnellate di prodotto, ma, essendo il fabbisogno stimato complessivamente in 30.000 – 35.000 tonnellate, si registra un considerevole deficit di materia prima. Non sono comprese in questi dati le superfici relative ai prodotti freschi che seguono la filiera orticola (basilico, prezzemolo, etc.) ma che potrebbero avere un’importanza almeno uguale alle colture officinali tradizionali.

La produzione primaria

Il coltivatore di officinali di solito è uno specialista di queste piante, più raramente un coltivatore sporadico o di opportunità, quindi ha investito capitali in attrezzature per la coltivazione, raccolta e lavorazione in post-raccolta delle erbe.

Le filiere di trasformazione più consolidate sono quelle della distillazione e dell’essiccazione. Ci sono poi anche aziende che producono direttamenteestratti.

La filiera degli oli essenziali consta della coltivazione e distillazione di diverse piante come lavanda, menta, elicriso e altre specie destinate al mercato degli ingredienti aromatici e profumistici. In tal caso il coltivatore possiede in azienda un impianto di distillazione. I distillatori sono diffusi soprattutto al Nord, nelle aree storiche della menta e della lavanda.

Chi produce erbe essiccate, invece, si occupa della coltivazione e dell’essiccazione delle erbe e in misura minore anche della lavorazione dell’essiccato per il mercato degli infusi e droghe semilavorate; in tal caso le aziende dispongono di essiccatoi, taglierine, sfogliatrici e setacci.

Ci sono poi aziende che producono estratti liquidi greggi, o concentrati in quantità limitata, destinati al mercato delle tinture madri o della produzione artigianale di fitoterapici.

Molte aziende operano sulle tre filiere contemporaneamente per garantirsi una diversificazione e flessibilità rispetto al mercato che è molto sfaccettato.

Molte aziende agricole di piccola dimensione trasformano e commercializzano in proprio il prodotto finito presso farmer-markets o punti vendita fidelizzati. Tale opzione è sicuramente interessante in contesti artigianali, ma non va sottovalutato l’aspetto normativo che riguarda i modi e i luoghi della produzione e quello distributivo che riguarda i modi e i luoghi della vendita. Le regole per chi trasforma le erbe in prodotto finito sono molto articolate e complesse e ciò incide molto sulle possibilità effettive di commerciare in proprio il prodotto finito: dalle erbe in pratica noi possiamo produrre alimenti, cosmetici ed integratori. Ciascun ambito ha normative proprie in fatto di laboratori, autorizzazioni e controlli, non impossibili ma sicuramente non alla portata di ognuno.

L’aspetto distributivo è importante perché con poca materia prima si raggiungono facilmente grandi numeri di pezzi; basti pensare che da un Ha si ottengono fino a 2.000 kg di prodotto secco in taglio tisana e che una scatola di bustine filtro contiene circa 20 g di erbe. E’ fondamentale avere sufficienti punti vendita o possibilità di contatto con il consumatore.

2Il mercato

Il mercato delle piante officinali è un mercato estremamente variegato in relazione ai diversi impieghi che le piante officinali hanno nel settore industriale.

Gli impieghi principali sono l’alimentare (tisane, aromi da cucina e per alimenti), gli integratorialimentari (o fitoterapici) e il farmaceutico, l’impiego in cosmetica, chimica verde (colori, insetticidi, etc.) e alimentazione animale è, invece, limitato ma in continua crescita.

In questo mercato opera un limitato numero di aziende di commercio all’ingrosso, intermediazione e trasformazione industriale e un numero elevato di terzisti e marchi commerciali. L’anello cruciale del settore è sicuramente l’acquisto delle materie prime all’ingrosso, attualmente in mano a quattro – cinque aziende in Italia, fra cui alcuni giganti multinazionali, che sono in grado di condizionare fortemente il prezzo delle erbe. Alcune aziende, poi, svolgono semplicemente intermediazione con mercati internazionali e quindi, pur trattando tonnellate di prodotto, non sono interessate a quello italiano per i minori costi del prodotto estero.

Negli ultimi anni il mercato si è, però, andato differenziando in due aree nettamente distinte in cui nuove prospettive si sono aperte per il coltivatore italiano. Da una parte persiste un mercato delle materie prime industriali a basso prezzo e grande quantità (10-100 t/anno/prodotto), cui solo poche aziende con grandi estensioni, esperienza ed investimenti già ammortizzati possono puntare. In genere queste produzioni sono fatte in un ambito di contrattazione con le industrie acquirenti. Dall’altra però si amplia il mercato dei prodotti di qualitàbiologicidi nicchia e super – nicchia, trattati in quantità modeste (100 kg – 10 t/anno/articolo) ma pagati prezzi fino a quattro volte i corrispettivi di qualità industriale. Il coltivatore deve puntare essenzialmente a questo ambito, specializzandosi, allungando la filiera e professionalizzandosi. Lo svantaggio è che qui si opera in una dinamica più aperta e con scarsa programmazione e poca o nulla contrattazione.

Redditività

Le piante officinali sono spesso considerate piante ad alto valore aggiunto e ciò è sicuramente vero:considerata la Produzione Lorda Vendibile (PLV) ad Ha di una pianta officinale (il prodotto fra quantità e prezzo) siamo sicuramente al di sopra di molte altre colture. Si consideri la tabella di cui sotto.

redditività piante officinali

 

Va obbligatoriamente detto che il maggior valore è dovuto alla particolarità di questa produzione agricola. Il produttore di officinali, infatti, ha unmaggior lavoro in fase di post – raccolta, richiede  macchinario agricolo specialeinvestimenti fissi nella trasformazione (essiccazione, distillazione, lavorazione dell’essiccato) costi energetici per essiccazione / distillazione e costi importanti nello stoccaggio. Inoltre molto importante è il complesso di conoscenze tecniche indispensabili a produrre in un mercato molto specialistico e la sperimentazione e lo sviluppo di know – how che è di molto difficile accesso e spesso interamente a carico del coltivatore medesimo.

Scelte di impresa

Optare di investire sulle officinali a scapito di grandi colture non è una scelta facile per molte ragioni. Conta fondamentalmente la volontà dell’imprenditore e la chiarezza delle idee. Non ci sono ricette preconfezionate per diventare imprenditori delle erbe e, difficile a dirlo ma vero, nemmeno una dimensione aziendale minima. Di solito favoriscono il successo un’esperienza nel settore agricolo, terreni già oggetto di coltivazioni di buona fertilità e non eccessivamente marginali.

3Terreni di pianura irrigua consentono di contenere molto i costi e quindi hanno un vantaggio notevole su altre situazioni. Terreni marginali e di collina possono però essere valorizzati con specie idonee e l’estensione.

Chi volesse avviare una tale attività potrebbe iniziare sperimentando su piccole superfici le specie che maggiormente possono essere idonee al luogo e richieste dal mercato. Nel giro di due o tre anni si può iniziare ad accumulare sufficiente esperienza e quindi iniziare l’approccio al mercato (nel quale non si entra senza esperienza e senza prodotto alla mano); quindi iniziare ad investire sulla base di elementi concretisulla filiera idonea e con un minimo di prospettiva di collocamento del prodotto.

Gli investimenti riguardano l’acquisto di macchinario specializzato per la coltivazione (trapiantatrice, seminatrice di precisione, raccoglitrice, coltivatore a filari), di macchine per la trasformazione (essiccatoio, distillatore, linea di lavorazione dell’essiccato). Importante è lo sviluppo del centro di lavorazione e stoccaggio che è il vero cuore dell’attività dell’azienda. Il corretto dimensionamento di tale struttura è cruciale nelle fasi iniziali dell’impresa. Senza investimenti specifici, che, va detto, non devono essere enormi, non è pensabile avviare un’attività, salvo ch nella zona non esista qualcosa operante cui appoggiarsi. A fianco di una produzione destinata al mercato dell’ingrosso (di qualità) è sempre possibile sviluppare una propria produzione da collocare direttamente sul mercato del prodotto finito.

Trend di mercato

Il trend generale del consumo delle erbe è in crescita da anni e si può ragionevolmente ritenere che crescerà ancora data la crescita del consumo di prodotti naturali o con ingredienti naturali. La competizione con le produzioni estere è, e sarà, sempre forte, ma, mentre prima la coltivazione italiana competeva con la raccolta spontanea fatta nelle aree più arretrate specialmente dei Balcani, Medio Oriente e Nord Africa: oggi la raccolta spontanea è nettamente in declino per via del miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni che l’hanno praticata per secoli; le esigenze di sicurezza alimentare, inoltre, l’educazione crescente del consumatore su questi prodotti fanno crescere la domanda di qualità del mercato e favoriscono le produzioni europee e nazionali. Il biologico diventa costantemente un tema annesso alle piante officinali e ai prodotti collegati al benessere e alla salute.

Sicuramente la produzione di semilavorati di erbe essiccate biologiche per il mercato degli infusi e dei fitoterapici è un’opportunità interessante per un coltivatore che volesse investire in questo settore.

La FIPPO

La Federazione Italiana Produttori Piante  Officinali è un’associazione nazionale che promuove lo sviluppo del settore con la diffusione di informazioni, conoscenze e iniziative. Non svolge un ruolo di intermediazione commerciale anche se interviene e supporta i soci coltivatori nella ricerca di sbocchi commerciali e nella stipula di contratti di filiera. Attualmente conta 90 soci che rappresentano via cooperative e altre associazioni circa 180 coltivatori che coltivano 1180 Ha in tutta Italia; nel 2010 ha immesso sul mercato circa 800 t di erbe e derivati.

La FIPPO promuove una crescita sostenibile delle colture officinali, accompagnata da una rispondenza del mercato e da una sufficiente professionalizzazione dell’impresa.

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