Articolo del 10/10/2015 23:11:58 di . . .

Imprese agricole: vince il modello multifunzionale

Categoria: Agricoltura

La tendenza a una diminuzione nel numero e a un ampliamento della superficie, registrata dalle aziende italiane ed europee nel periodo 2000 – 2010, è continuata anche nel periodo successivo. Come ampiamente documentato dai dati dell’ultimo Censimento agricolo, tra il 2000 e il 2010 si è registrata una diminuzione del 32% del numero delle aziende agricole attive in Italia. Di contro, la superficie media è passata da 5,5 a 7,9 ettari. Il trend negativo nel numero di imprese sembra caratterizzare anche il nuovo decennio: dal 2009, infatti, il numero delle imprese agricole e agroalimentari registrate presso le Camere di commercio, che fotografano le tendenze relative alla componente più economicamente dinamica del settore, è diminuito di quasi 92 mila unità (-9,9%), passando da 928 mila a 836 mila. Una dinamica, questa, che sembra destinata a non invertire la marcia nemmeno per l’anno in corso. Anche al primo trimestre 2014 l’andamento del numero delle imprese attive nel settore registra un’ulteriore flessione, con una perdita netta tra 2009 e 2014 (il periodo di riferimento è sempre il primo trimestre) di quasi 114 mila imprese (-12,2%).

Di fronte a questi numeri, è importante capire come sta reagendo il sistema produttivo agricolo e, soprattutto, come si sta riorganizzando il modello di impresa.
Domande alle quali ha dato alcune interessanti risposte l’analisi sviluppata dal rapporto Un futuro per l’Italia: perché ripartire dall’agricoltura, realizzato recentemente da Cia e Censis, giungendo ad alcune interessanti conclusioni.
Si parte dalle dinamiche occupazionali: se tra il 2008 e il 2013 diminuisce il numero di lavoratori in proprio, imprenditori e coadiuvanti (-12,1%). Di contro, il livello di occupazione dipendente del settore si mantiene stabile, se non addirittura in leggera crescita (+0,5%). Trend Imprese Agricole

La sostituzione di vecchie realtà aziendali con nuove ha coinciso con l’affermarsi di un modello di impresa a dimensioni allargate, che si va sempre più sostituendo a quello unipersonale. Si moltiplicano le funzioni aziendali, bisogna dotarsi di competenze più adeguate per fronteggiare la concorrenza, e il modello di impresa slitta verso dimensioni occupazionali sempre più rilevanti.

Tra il 2010 e il 2012 (l’ultimo anno in cui possono essere effettuati confronti), mentre le imprese senza addetti hanno registrato una significativa contrazione (-7,9%) e quelle fino a cinque hanno visto ridurre di misura la propria base, è cresciuto esponenzialmente il numero delle imprese più strutturate: + 4,1% quelle con 6-9 addetti, +18,4% quelle con 10-19 addetti, +37% quelle con 20-49 addetti e addirittura +60,9% quelle con più di 50 addetti.

Questa forbice è in larga misura collegata allo sviluppo delle attività connesse  che, normalmente, risultano più praticate dalle imprese strutturate, che hanno progressivamente esteso e sempre più diversificato il proprio raggio di attività, secondo un modello più organico di impresa a 360 gradi,  che mette a valore le tante risorse che l’ambiente agricolo consente di gestire imprenditorialmente: al tempo stesso, con questa scelta riescono a compensare con la diversificazione  quella parte di rischi che l’impresa agricola si accolla proprio per la specificità del settore in cui opera.
Stando ai risultati dell’ultimo censimento 2010, più di 76 mila aziende agricole, pari al 7,4% del totale che svolgono attività agricola a fini commerciali (con vendita quindi del prodotto), si dedicano ad attività diverse da quelle più strettamente agricole.
Presenza Attività Connesse

Si tratta di una tendenza che è andata sviluppandosi con quel processo di consolidamento delle dimensioni medie di impresa: se infatti tra le aziende più piccole con meno di 3 ettari, la quota di imprese multifunzionali si ferma al 5,5%, al crescere delle dimensioni tale quota aumenta all’8,2% tra le aziende nella fascia di 3-9 ettari; 7,8% tra quelle con 10-50 ettari, fino al 13,4% delle grandi aziende con oltre 50 ettari.
Per una visione più approfondita di questo ampliamento del perimetro di attività aziendale, il rapporto fornisce anche qualche dettaglio non certo trascurabile: per quanto riguarda le grandi aziende, a primeggiare nelle attività connesse è il lavoro per conto terzi  con l’utilizzo di mezzi di produzione di cui l’azienda dispone; così anche per le attività di trasformazione di prodotti animali, settore in cui sono ovviamente avvantaggiate le aziende con maggiori economie di scala.  Ma il loro ruolo è assolutamente di primo piano anche, ad esempio, nelle attività agrituristiche, segno di una presenza a 360° sulle attività connesse da parte di questo tipo di aziende più strutturate.

Un altro fronte esplorato riguarda il tasso di natalità delle imprese agricole: tra il 2010 e il primo semestre 2014 sono nate 106.000 nuove aziende.
Buono il contributo dei nuovi imprenditori con un’età fino a 30 anni, che è stato pari a poco meno del 15 per cento.
L’identikit per macro-categorie delle nuove imprese vede la coltivazione di colture agricole non permanenti al 37,3%; di quelle permanenti al 30,2%; l’allevamento di animali al 9,7%; le coltivazioni agricole associate all’allevamento animale al 6,1%.

Un segnale positivo va rilevato poi sul fronte-università: tra il 2009 e il 2013, mentre è diminuito del 13,8% il numero complessivo  degli immatricolati nelle università italiane, sono aumentati gli iscritti alle facoltà collegate al mondo agricolo: +43,1% per scienze zootecniche e tecnologie delle produzioni animali, +22,9% per scienze e tecnologie alimentari, +18,6% per scienze e tecnologie agrarie e forestali.
Segnali incoraggianti che il settore deve trovarsi pronto a cogliere e continuare a coltivare.

Fonte:pianeta PSR - Andrea Festuccia

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