Articolo del 30/09/2015 20:08:39 di Noè Nicola

Campi sportivi naturali

Un valore che va ben oltre considerazioni di natura gestionale ed economica

Categoria: Giardinaggio

A cura di Nicola Noè, Roberto Passini

Negli ultimi anni si è assistito al rapido diffondersi di campi sportivi realizzati in manto sintetico. È dello scorso agosto la notizia che il campo ‘Piola’ del Novara ha deciso di diventare il primo stadio italiano tra serie A e B a dotarsi di un terreno di gioco in erba artificiale. Questa tendenza deve essere oggetto di una profonda riflessione sui valori che vogliamo proporre anche attraverso lo sviluppo tecnologico: la scelta del manto artificiale avviene ovviamente a scapito della tradizionale soluzione naturale. Stiamo infatti parlando della possibilità di sostituire l’erba, un organismo vivente con capacità auto – rigeneranti, con un manufatto in plastica e fosse anche in fibra di cocco, come le ultime soluzioni in fatto di manto artificiale propongono: è questa una scelta radicalmente antitetica con la crescente richiesta di attenzione nei confronti dell’ambiente.

Per questo motivo tutti noi operatori del verde, agronomi e amministratori pubblici e privati, soggetti coinvolti in tali decisioni, siamo chiamati a una netta presa di posizione, ogni qualvolta tecnicamente possibile, a favore dell’alternativa naturale, visto che quest’ultima presenta un valore che va ben oltre considerazioni di natura gestionale ed economica.

A tal proposito risulta, quindi, fondamentale capire cosa sia effettivamente un manto sintetico: nella quasi totalità degli impianti già realizzati, e ahinoi non sono pochi, questo non è altro che un manufatto costituito da fasce di tessuto non biodegradabile sul quale sono inseriti ad U in gran copia i ‘fili’ artificiali in polietilene (appositamente trattati per garantirne la stabilità, nel lungo periodo, alla radiazione solare diretta e agli agenti atmosferici), lubrificati con silicone o polipropilene e della lunghezza di 40 – 64 mm.

Tali fasce sono incollate tra loro e posate su un substrato costituito da diversi strati di pietrisco o altri inerti che consentono il drenaggio della copertura. Questi strati inferiori dovrebbero, quindi, garantire la planarità della superficie, benché composti da materiale inerte che, non avendo possibilità di adattamento alle variazioni di quota di campagna potrebbe quindi risultare poco stabile nel medio – lungo periodo.

Il manto sintetico viene poi ‘intasato’ con sabbia silicea e superiormente con granuli di gomma, al fine di fornire condizioni di gioco più simili a quelle dei migliori campi in erba e di ridurre la possibilità di traumi. Alcune versioni utilizzano torba come materiale da intaso, benché l’impiego di questo materiale organico possa comportare una serie non indifferente di problemi, come il galleggiamento e lo spostamento della torba in caso di forti precipitazioni o la crescita nel lungo periodo di infestanti difficilmente eradicabili.

Discuteremo in questo intervento dei pro e dei contro tecnico-economici del manto artificiale, ma innanzitutto dobbiamo riportare il focus dell’analisi sulla valutazione del valore simbolico di tale scelta.

L’opzione campo sportivo naturale è infatti una scelta culturale, viste le implicazioni di carattere ambientale, climatico, sociale e di salute mentale e fisica.

Innanzitutto si vuole sottolineare l’inaccettabilità dell’opzione sintetica nelle zone urbane e periurbane, dove un prato rappresenta spesso uno squarcio di verde in mezzo al cemento. Inoltre si evidenzia come in una giornata calda e soleggiata un tappeto erboso ben curato di 1.000 m2 restituisca all’atmosfera per evapotraspirazione fino a 3.000 litri di acqua, con la conseguente diminuzione della temperatura dell’aria sovrastante di 5°C rispetto al terreno nudo e di 10 – 15°C rispetto ad una copertura inerte come un manto sintetico, creando, quindi, condizioni climatiche migliori per chi pratica sport.

Vi sono poi da considerare aspetti ambientali: un manto erboso può essere considerato come un piccolo impianto di depurazione in grado di catturare molti composti tossici presenti nell’aria come anidride solforosa, ozono, acido fluoridrico ed altri gas tossici presenti nell’atmosfera, processarli e dunque neutralizzarli. Pericolosi inquinanti organici vengono, inoltre, decomposti dal manto erboso in molecole non tossiche prima di raggiungere le falde; i metalli pesanti vengono in parte assorbiti dalle radici e concentrati nella porzione epigea e quindi rimossi con la risulta dei tagli.

Un altro importante aspetto da valutare è inoltre la distribuzione di acqua sul manto sintetico, che, benché non necessiti di una vera e propria irrigazione, abbisogna di acqua per mantenere accettabile la temperatura dell’aria sovrastante il campo di gioco nelle stagioni estive. Il manto sintetico assorbe molto più calore durante il giorno e, inevitabilmente, lo restituisce per irraggiamento alla fine della giornata, quando, invece, le temperature dell’aria naturalmente si abbasserebbero in particolare sul campo naturale grazie all’attività evapotraspirante dell’erba. La quantità di acqua necessaria per raffreddare il manto sintetico in estate risulta quindi almeno pari a quella richiesta per tutto l’anno dalla superficie in erba.

E’ inoltre importante valutare la tenuta all’usura del campo in sintetico nel medio lungo termine, anche in funzione del fatto che anche il più piccolo danneggiamento della superficie comporta una sostituzione di materiale, non possedendo lo stesso la capacità auto-rigenerante dei vegetali. Inoltre, eventuali danneggiamenti comporterebbero la perdita e dispersione di materiali sintetici e plastici nell’ambiente con possibile inquinamento delle falde e dei suoli.

Riguardo agli aspetti tecnico sportivi, si sottolinea come la NFLPA (National Football League Players Association) statunitense abbia dimostrato come l’erba determini un migliore appoggio della suola delle scarpe ed una minore tendenza a far scivolare e a far cadere i giocatori, con riduzione dell’incidenza di problemi fisici.

Infine, l’indispensabile rispondenza ad un progetto di sviluppo sostenibile porta comunque altri punti a favore del campo sportivo naturale. Infatti la rimozione e lo smaltimento dei materiali costituenti un campo in sintetico, al termine del proprio ciclo di vita di circa 8-10 anni, classificati come rifiuti speciali, comporta costi che arrivano fino ad 1/5 del costo di costruzione dello stesso. Si calcola che per un campo da calcio in sintetico di dimensioni regolamentari, siano necessari: 14 t di supporto plastico, 14 t di erba sintetica, 140 t di gomma da intasamento, mastici e collanti, 120 t di sabbia. Nulla di tutto ciò nel caso dei campi in erba che inoltre, se ben mantenuti, si possono considerare eterni e gli eventuali materiali di risulta rientrano nel ciclo della materia organica o degli inerti naturali.

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