Articolo del 02/10/2015 19:07:43 di Botta Monica

Metti dei pomodori rossi su di un terrazzo grigio

L’orto e i benefici indotti nei processi riabilitativi all’interno di un ospedale piemontese

Categoria: Ortoterapia

La sensazione è che quei momenti passati a lavorare il piccolo orto, su tavoli rialzati, non siano sprecati e non vadano a togliere delle ore alla fisioterapia. Questo è quello che sentono i pazienti del reparto. Questo è quanto viene riportato con orgoglio dal personale che ha inserito l’attività.

L’importanza di un percorso riabilitativo che passa attraverso esercizi fisici è fondamentale e di ciò il personale medico dell’Unità Spinale dell’Azienda Ospedaliera di Novara è conscio. Vedere, tuttavia, che attraverso le attività orticole attivate nelle sei vasche poste sul terrazzo del reparto specialistico, i pazienti sono sereni, si distraggono e in più ottengono risultati positivi commisurati a una riabilitazione, anche complessa, dà soddisfazione.

Quanto è stato realizzato in piccolo in quest’area terrazzata dell’Ospedale San Giuliano a Novara, è uno dei tanti esempi di un processo lento che in Italia sta avvenendo. L’introduzione dell’orto e di conseguenza di ritorni terapeutici indotti dall’ortoterapia e dal giardinaggio, sono ormai visibili agli occhi di tutti. Gli scettici storcono il naso, ma la bibliografia e i casi internazionali sono dalla parte di quegli amministratori, medici e del personale socio-sanitario che caparbiamente e non con poche difficoltà – soprattutto oggi, quando la mancanza di fondi tarpa le ali a qualsiasi iniziativa – introducono questo tipo di terapia alternativa.

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Antonella, terapista occupazionale dell’Unità che segue il progetto, racconta che questa introduzione del verde serve a sviluppare ed enfatizzare le capacità funzionali residue dei pazienti oltre che ad acquisire delle competenze da spendere a seguito della degenza in reparto. Le ore trascorse nella natura, sul terrazzo sono certamente una esperienza positiva, qualificante, non solo per le persone disabili che affrontano un duro percorso, ma anche per i parenti e per il personale socio-sanitario che li affianca.

L’azione terapeutica svolta dalla cura delle piante, si è rivelata importante nei confronti delle persone con disabilità che in questo reparto hanno una età variabile dai 25 – 75 anni ma con una presenza alta di persone che vanno dai 50 ai 75 anni. Prendersi cura di insalata, pomodori, zucchine, ha stimolato la manualità e la coordinazione oculo – manuale, ha migliorato l’attenzione e le capacità di presa, conferma Valentina terapista occupazionale. Inoltre il terrazzo con il suo orto – realizzato grazie al contributo economico di una ragazza, ex paziente dell’Unità Spinale e mantenuto vivo da un’ associazione no profit presente all’interno dell’ospedale, attenta ai bisogni dei degenti e dei loro parenti – è diventato luogo di socializzazione dove mettere in pratica antichi saperi. Molte delle persone che fanno terapia infatti, sanno già approcciare alla coltivazione e questo li mette nella condizione di saper lavorare anche autonomamente, da qui un miglioramento dell’autostima e della capacità di indipendenza.

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Coltivare l’orto seminando, trapiantando, potando, innaffiando e mantenendo le piante, gli ortaggi, è una attività che i degenti del reparto svolgono da maggio a ottobre una volta la settimana, coordinati dai terapisti occupazionali. Nei restanti giorni in cui non sono supportati dal personale, i degenti si occupano autonomamente delle cure quotidiane del piccolo orto. Nelle sei vasche di piccole dimensioni, 90 cm x 90 cm di altezze variabili, è possibile lavorare accostandosi lateralmente per chi è in carrozzina e frontalmente per chi è in piedi.

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Ma se è difficile dare un riscontro preciso in termini di percorso riabilitativo, perché il monitoraggio avviene con una analisi generale, che prevede un processo di valutazione rispetto le attività riabilitative classiche, è però evidente che uno spazio verde, seppur piccolo, ricavato in un contesto sanitario, può diventare luogo di espressione, di condivisione, di socializzazione e di ristoro. Dove dei peperoni gialli e dei pomodori rossi possono fare una piccola differenza. E non solo al grigio.

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