Articolo del 11/10/2015 18:06:31 di . . .

Meglio l’alpeggio…

Categoria: Agricoltura

Sulle malghe si intrecciano una molteplicità di problemi che condizionano l’attività e portano sovente all’abbandono o al passivo sfruttamento delle risorse, tra questi principalmente la forte variabilità ambientale, e conseguentemente produttiva e qualitativa, la scarsa remuneratività dell’attività alpestre, la limitatezza delle strutture, la ridotta dinamicità degli operatori, l’interazione spesso conflittuale o inesistente con altri soggetti che a vario titolo utilizzano il territorio.

Questo non significa necessariamente che l’attività d’alpeggio sia giunta al capolinea ma, piuttosto, che la sua gestione, sia quella tradizionale basata su un’economia di sopravvivenza, sia quella più recente d’imitazione del produttivismo della pianura, necessita di essere ridefinita.

I segnali positivi non mancano: prova ne è la crescente attenzione proveniente da una molteplicità di portatori d’interesse un tempo impensabili quali turisti, scuole, commercianti, immobiliari, consumatori, ricercatori, solo per citare i più evidenti.

Al sistema malghivo, infatti, non viene più richiesto soltanto di integrare le risorse foraggere di fondovalle – peraltro sempre più aggredite dalla urbanizzazione – ma anche di conservare il paesaggio, tutelare l’ambiente, salvaguardare la cultura locale, realizzare produzioni tipiche.

Un’efficace risposta a queste sollecitazioni richiede un sostanziale cambiamento della cultura d’impresa nel settore alpestre che permetta di cogliere le nuove opportunità attraverso l’aggiornamento dei processi di lavoro, l’adozione di nuove tecnologie, i miglioramenti e le diversificazioni delle produzioni, lo sviluppo della multifunzionalità, con particolare riferimento all’agriturismo ed alla manutenzione ambientale.

Ne conseguono anche interessanti prospettive di ordine sociale poiché, attraverso la multifunzionalità, in cui l’aspetto agricolo si mescola a fatti e interessi culturali in grado di creare legami e riconoscimento sociale, è possibile uscire dal vicolo cieco di una comunità chiusa, ripiegata sulla propria esclusiva attività zootecnica.

Cambiamenti così radicali come quelli accennati comportano chiaramente un ripensamento dell’alpeggio, che non può più essere considerato come elemento della marginalitàma piuttosto come parte strutturale di una nuova economia della montagna, pensata come luogo di solidarietà e cooperazione a fronte di una inarrestabile tendenza alla liberalizzazione dei mercati
Tutto questo per riportare al centro degli altri settori produttivi la zootecnia, l’ambiente gestito e i relativi operatori, triade senza la quale la cultura del territorio e diverse attività, in particolare quelle turistiche, andranno progressivamente incontro al tracollo.
Un ripensamento che può incidere profondamente sul modo con il quale gli operatori del settore – malghesi, casari e pastori – vivono la loro attività e traguardano il futuro e che non può prescindere dalla formazione e dall’aggiornamento.

La gestione delle terre alte, proprio per la loro complessità e fragilità, necessita infatti di professionalità sempre più capaci di coniugare le basilari e tradizionali competenze agro-pastorali con le esigenze della multifunzionalità e della cooperazione, per perseguire un modello di sviluppo ecologico e sostenibile, dai contorni più certi attraverso la costruzione di percorsi partecipativi in una prospettiva di rete fra saperi e abilità diversi, superando le frequenti forme di assistenzialismo che deprimono l’imprenditorialità del settore.

In relazione a questi aspetti la Regione Lombardia ha recentemente istituito, nell’ambito del Quadro Regionale degli Standard Professionali per lo sviluppo e la valorizzazione delle risorse umane operanti in alpeggio, il profilo professionale Operatore e casaro d’alpeggio.
In continuità con questa iniziativa, la Scuola Agraria del Parco di Monza, avvalendosi della misura 111b del Piano di Sviluppo Rurale ed in collaborazione con ERSAF – Ente Regionale per i Servizi alla Agricoltura e alle Foreste, avvierà a breve nelle provincie di Brescia, Bergamo, Sondrio e Lecco degli incontri di aggiornamento rivolti agli operatori d’alpeggio.

L’obiettivo è quello di trasmettere conoscenze e buone pratiche riguardanti il miglioramento delle produzioni lattiero casearie, la valorizzazione dei prodotti e le opportunità offerte da una gestione multifunzionale dell’alpeggio, coniugando l’esigenza di incrementare il reddito con quella sempre più sentita dal consumatore di trovare nel prodotto d’alpe ciò che cerca, ovvero un prodotto di qualità che sia anche espressione di una cultura e di un territorio.

Piccoli segnali di un mondo che cambia che, se adeguatamente colti, possono contribuire a riportare dalla marginalità alla centralità l’attività d’alpeggio e i suoi protagonisti, dando prospettive e speranze anche ai giovani, attraverso i quali con più facilità può passare l’innovazione indispensabile e crescere la consapevolezza del valore sociale di questa attività per non cadere irreversibilmente nel mondi dei vinti.

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