Articolo del 26/11/2015 16:04:48 di Strazzabosco Luigi

Come cambia la gestione del verde pubblico: il controllo del verde indesiderato.

Categoria: Agricoltura

Il riferimento della normativa è il Piano d’azione UE Ambiente 2002-2012 fondato su quattro priorità:

  • Cambiamenti Climatici

  • Natura e Biodiversità

  • Ambiente Salute e Qualità della Vita

  • Risorse Naturali e Rifiuti

Le priorità sono strutturate su sette strategie tematiche: Ambiente Marino, Suolo, Aria, Uso sostenibile dei Pesticidi, Ambiente Urbano, Riciclo dei Rifiuti, Risorse Naturali. Coerentemente con le strategie tematiche indicate la Direttiva (CE) n.128 del 21/10/2009 “Istituisce un quadro di Azione Comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei Pesticidi (GU-UE n.309 del 24/11/2009).

Gli obbiettivi conseguiti da questa direttiva sono cosi sinteticamente definiti:

  • Riduzione dei rischi e dei danni sulla salute umane e sull’ambiente

  • Riduzione e razionalizzazione dei prodotti chimici

  • Promozione e sviluppo della Difesa Integrata e Biologica

La realizzazione degli obbiettivi è affidata alla definizione di un Piano  d’Azione Nazionale P.A.N

Il piano deve essere strutturato sulla formazione per tutti gli utilizzatori professionali, compresi anche i distributori e i consulenti, il controllo periodico delle macchine per la distribuzione, salvaguardia e tutela delle acque e di aree specifiche, controllo per la manioolazione e stoccaggio dei prodotti chimici dei contenitori e rimanenze, Difesa integrata e agricoltura biologica.

L’Italia recepisce la Direttiva 128 del 2009 con il D.Lgs n.150 del 14/8/2012 e in  forte ritardo emana il Piano d’Azione Nazionale pubblicato sulla GU n.35 del 12/2/2014 con il Decreto del 22 Gennaio 2014.

Aree a titolo esemplificativo dove non è possibile usare prodotti chimici: parchi e giardini pubblici, campi sportivi , aree ricreative, cortili e aree attinenti plessi scolastici , parchi gioco per bambini, superfici in prossimità di strutture sanitarie, piste ciclabili,aree cimiteriali e loro aree di servizio, siti archeologici o di interesse storico culturale ,ecc…

Inoltre  è’ fatto obbligo:

  • Esporre cartelli  che indicano ,la data del trattamento , la durata del divieto di accesso all’area trattata che non deve essere inferiore al tempo di rientro indicato in etichetta e ove non indicato non può essere inferiore alle 48 ore

  • Non possono essere utilizzati prodotti che abbiano tempi di rientro superiori a 48 ore

  • —Evitare l’accesso  con adeguata e visibile  segnalazione  e ove è possibile delimitare le aree

  • Preferenzialmente usare orari in cui è possibile  ridurre al minimo il disagio(notturni)

Mentre nelle aree dove il mezzo chimico  può essere usato solo all’interno di    un approccio integrato con mezzi non chimici e una pianificazione pluriennale  degli interventi, dove i trattamenti sono vietati essi vengono sostituiti con metodi alternativi, “nelle zone frequentate elencate nell’ A.5.6” in caso di deroga non si può ricorrere all’uso di prodotti fitosanitari che riportano le seguenti frasi di rischio: da R20 a R28, R36, R37, R38 da R40 a R43, R45, R48, da R60 a R64, R68

Per cui oltre alle aree che dovranno essere interdette dall’uso di prodotti chimici già fin da ora non è possibile usare prodotti che riportano le frasi di rischio sopra descritte; questo significa che circa 80% dei prodotti fitosanitari già adesso in ambito urbano non possono essere usati.

Unica deroga solo in caso di rinvenimento di organismi nocivi da quarantena da parte dei Servizi Fitosanitari Regionali potrà essere ammesso l’uso di prodotti chimici mirati nelle aree specifiche.

LE SOLUZIONI

IL PIRODISERBO

Si chiama pirodiserbo la tecnica di lavoro che permette di controllare ed eliminare le erbe infestanti per mezzo del fuoco.

CENNI STORICI ED APPLICAZIONI

La tecnica del controllo delle erbe infestanti per mezzo del fuoco è nata e si è sviluppata negli Stati Uniti, dove, nell'anno 1852 John Craig. di Columbia (Arkansas) usò per la prima volta un apparecchio per il pirodiserbo , brevettato appositamente. Pur tuttavia lo sviluppo delle apparecchiature per il pirodiserbo e la definizione della metodologia di impiego delle stesse divennero popolari solamente ai primi anni del decennio 1940/50. Purtroppo questo nuovo metodo non fu accettato dalla maggior parte degli agricoltori per gli elevati costi (fino al 1943 tutti i bruciatori avevano in comune il tipo di combustibile che poteva essere benzina o petrolio); la situazione si modificò radicalmente quando vennero resi disponibili grandi quantità di gas di petrolio liquefatto ( G.P.L. ) a costi notevolmente più bassi. Nel 1947 si arrivò alla progettazione e realizzazione di apparecchiature che usavano gas butano , provviste di bruciatori che riuscivano a produrre una fiamma di forma e dimensione stabile. Queste innovazioni riscontrarono immediatamente il consenso generale e già nel 1964 si stimava che fossero in uso, nei soli Stati Uniti, più di 15.000 di tali apparecchiature. Analizzando le ricerche che si svilupparono in Europa, si può constatare che le stesse seguirono di pari passo quelle americane. Infatti in Inghilterra ed in Olanda, a metà degli anni '50, si utilizzavano delle apparecchiature che come combustibile adottavano il petrolio; in seguito vennero realizzati degli apparecchi che utilizzavano gas liquefatto: di questi oltre venti erano in uso in Olanda (specialmente per la defoliazione in fase di pre-raccolta) nelle colture di patate sia da seme che da consumo. Oggi le grida di allarme che si alzano da varie parti del nostro paese ( ed in generale da tutto il mondo occidentale) specialmente nelle zone ad agricoltura intensiva, a causa dell'uso indiscriminato dei prodotti chimici, dovrebbero spingere la ricerca a trovare prodotti o tecniche idonee al fine di limitare l'assiduo uso di erbicidi, pesticidi, fitofarmaci, concimi chimici ecc. per la salvaguardia sia dell'ambiente che della salute dell'uomo. Proprio in questa ottica il pirodiserbo può avere un ruolo di primo piano inserendosi nelle nuove tendenze quali la lotta biologica integrata e guidata in entomologia e fitopatologia. Il pirodiserbo ha, come vantaggio principale, una mancanza assoluta di residui nocivi sul terreno; infatti il GPL , bruciando, forma esclusivamente vapore acqueo ed anidride carbonica. Il principio sul quale si basa la tecnica del pirodiserbo è quello della lessatura dei tessuti delle erbe infestanti. Il tempo di azione del calore durante il trattamento è così breve da non permettere la carbonizzazione della materia vegetale. L'effetto immediato del calore è quello di far espandere repentinamente il plasma cellulare, provocando così la rottura della membrana esterna; viene così interrotto il flusso intracellulare di alimentazione: la cellula non può più essere nutrita ed a causa della continua evaporazione dovuta alla lacerazione della cuticola; entro due o tre giorni la pianta secca e muore.

Il pirodiserbo quindi non brucia le erbe infestanti, ma subito dopo il trattamento col il calore le piante trattate presentano una variazione di pigmentazione; si accentua fortemente il colore verde delle foglie.

Tale manifestazione è visibile in un paio di minuti e ciò a causa della fuoriuscita della linfa dalla cellula.

Dopo alcuni giorni si può valutare appieno la riuscita del trattamento poiché le piante assumono il classico colore giallo proprio della pianta secca.

E' importante conoscere l'intervallo di tempo necessario affinché il calore sviluppi , all'interno della pianta, la temperatura sufficiente per un risultato efficace e quindi una influenza termica su tutte le cellule. Qualora il trattamento sia praticato su erbe che si trovano nello stadio vegetativo giovanile ( 20-25 gg. dall'emergenza ) è sufficiente un riscaldamento di 90 – 95° C per la durata di un secondo per determinare la morte delle stesse.

In altri casi, con piante in stato vegetativo avanzato, è consigliabile una applicazione di 101° C. per la durata di un secondo.

La conseguenza pratica è che bisogna lavorare con una sovrabbondanza di calore e variare il tempo di esposizione al calore della pianta sulla quale si interviene.

Semplificando possiamo supporre un tempo d'azione sopra il " minuto secondo" per poter sviluppare con sicurezza una temperatura superiore ai 100° C sulla totalità delle piante.

L'indicatore dell'avvenuto trattamento sopra le erbe infestanti, evidenziato dal fatto che queste ultime, a causa della esplosione cellulare per assorbimento di calore, cambiano repentinamente di colore assumendo una pigmentazione più scura, segnalano all’operatore la corretta velocità di lavoro da mantenere al fine di ottimizzare i risultati di produzione e di consumo di combustibile.

IMPATTO-AMBIENTALE

Dal punto di vista ecologico il pirodiserbo risulta essere una pratica caratterizzata da un impatto ambientale del tutto trascurabile.

Poiché il GPL bruciando forma esclusivamente vapore d’acqua e anidride carbonica, la fiamma risulta trasparente ed esente da qualsiasi fenomeno di rilascio di fumi, si può quindi investire direttamente con la fiamma qualsiasi tipo di pavimentazione o rivestimento, che non sia soggetto a combustione, senza alterarne il colore.

Il riscaldamento degli strati superficiali del terreno, determinato dal rapido passaggio dei bruciatori, porta la superficie medesima ad una temperatura che in genere non supera i 50-60° C temperatura che possiamo facilmente riscontrare anche nelle ore più calde della stagione estiva.

Sono pertanto trascurabili i danni che si possono registrare a carico della microflora e dei microrganismi del terreno; inesistenti sono i rischi per gli operatori e del tutto nullo il rilascio di residui tossici nell'ambiente.

Altro risultato ottenibile, dal punto di vista dell'igiene ambientale, è quello che si può avere rallentando l'operazione di pirodiserbo.

L'operazione di rallentamento della velocità nell’applicazione del trattamento di pirodiserbo consente di portare la superficie del terreno, del selciato o delle pavimentazioni in cemento a temperature leggermente più elevate ( 70 – 80° C ) ; ciò permette di privarle dei germi patogeni consentendo una efficace opera di sterilizzazione.

OSSERVAZIONE SU COSTI E CONSUMI

Con l’applicazione di questa tecnologia i costi in gioco sono determinabili immediatamente, dal momento che questa tecnica di diserbo non da luogo ad inquinamento ambientale e sono quindi nulli eventuali costi aggiuntivi successivi al trattamento effettuato e dovuti allo smaltimento di eventuali residui tossici.

I consumi del gas sono strettamente collegati al tipo di attrezzatura in uso e all’altezza della erbe infestanti che si intendono trattare.

Le condizioni più favorevoli per l’impiego della tecnica del pirodiserbo, si ottengono quando la fase vegetativa delle piante infestanti da trattare è allo stato iniziale ( da 1 a 10 cm. di altezza) .

In tale situazione si determina la più efficace riuscita dell’intervento con la massima velocità di lavoro e quindi, a parità di superficie trattata, il minor consumo di gas.

E' importante osservare che le attrezzature manuali portatili sono le più versatili, ma d'altro canto essendo le più semplici sono quelle che danno luogo a consumi maggiori rispetto alle attrezzature portate o trainate da trattrici.

Su queste ultime infatti il costo di esercizio è diminuito dal fatto che le medesime presentano

schermature coibentate tali da poter trattenere il calore, che è l'elemento di cui ci serviamo nell’applicare la tecnica del pirodiserbo.

Va osservato comunque che le attrezzature portatili manuali vanno generalmente impiegate su superfici poco estese o dove comunque la versatilità d'uso e il minimo ingombro ne fanno caratteristiche fondamentali.

Il GPL è una fonte di energia

  • rispettosa dell’ambiente : basse immissioni inquinanti in atmosfera;

  • pulita (pura): il contenuto di zolfo dei G.P.L. è quasi assente;

  • Incolore: viene colorato/denaturato artificialmente per motivi fiscali;

  • inodore: viene odorizzato per poterne avvertire la presenza in caso di perdite;

  • non velenosa: non è velenoso anche ad alte concentrazioni, però unmindividuo può soccombere per asfissia se rinchiuso in un locale ad alta percentuale di G.P.L.;

  • non corrosiva: non è corrosivo in quanto non è presente nei G.P.L. zolfo in forma attiva (acido solfidrico);

  • ad alto potere calorifico

  • facilmente utilizzabile e trasportabile

  • ottima efficacia del pirodiserbo su tutte le superfici, ed in psrticolare sulle pavimentazioni;

  • nessun apparente danneggiamento delle superfici trattate;

  • buona efficacia con la maggior parte delle specie vegetali, ad eccezione del genere Cyperus sp. ed alcone monocotiledoni macroterme;

  • mogliore risultat "qualitativo" rispetto alla gestione meccanica o chimica;

  • ridotto impatto sull'operatore;

  • costi inferiori sia allo sfalcio meccanico sia al diserbo chimico;

  • effetto"autocatalitico" che determina una progressiva riduzione della flora potenzial, e quindi una minore frequenza di intervento nel tempo (riduzione sensibile dei tempi di lavoro e dei costi di esercizio)

CONFRONTO TECNICA DI DISERBO SU AREE EXTRA AGRICOLE

 

 

 

OGGETTO

INTERVENTO DI

PIRODISERBO

INTERVENTO CHIMICO

RIPETIZIONE DEGLI

INTERVENTI

Le piante a ciclo annuale unico Le piante a ciclo annuale unico

Nelle piante dotate di gemme

latenti sono queste che possono

ridare vita alla pianta.

Successivi interventi( 2 o 3 )

provocano la morte per asfissia dell’apparato radicale

Le piante a ciclo annuale unico non ricrescono fino all'anno

successivo.

Nelle piante dotate di gemme

latenti sono queste che possono

ridare vita alla pianta.

Non è consigliabile ripetere

interventi troppo ravvicinati a

dell'apparato radicale. causa del possibile

inquinamento ambientale.

L'efficacia del trattamento è

sensibile alle condizioni

atmosferiche.

SICUREZZA

OPERATIVA

NESSUNA prescrizione

particolare

Bisogna sottoporre la richiesta per poter effettuare il trattamento

a:- USSL - ARPA - Al Sindaco di

competenza territoriale.

L'USSL deve sottopporre gli

addetti preposti a visite mediche

periodiche.

Le aree trattate devono essere chiuse al passaggio dei non addetti ai lavori. Deve essere

rispettato il periodo di non rientro

se riportato sull'etichetta del

prodotto.

L'operatore deve essere

correttamente equipaggiato con

maschere e tute apposite.

Obbligo di revisione certificata

delle atrezzature utilizzate per il

diserbo chimico.

ASPETTO

ESTETICO

Ottimo risultato su viali e piazze

ghiaiate, asfaltate o con

autobloccanti intervenendo con piante basse; non rimane traccia

delle piante esistenti e non si

hanno variazioni di colore sulle

superfici dovute all'intervento.

Di sgradevole aspetto se

utilizzato su prati erbosi da

mantenere verdi.

Il trattamento chimico va

effettuato con le piante già

sviluppate ( 15/20 cm ) per ridurre il possibile effetto di deriva sul suolo durante il

trattamento; ciò comporta la

presenza di un notevole residuo

di sgradevole aspetto dopo la

fase di essicamento. Tale

residuo spesso deve essere rimosso.

ERGONOMIA

APPLICATIVA

In relazione al tipo di attrezzatura

utilizzata.

Generalmente tutte le

attrezzature sono molto

silenziose e poco affaticanti.

Discretamente affaticanti anche

a causa delle particolari

protezioni richieste per l'utilizzo

delle attrezzature stesse.

 

Diserbo con acido Pelargonico

 

Fra i prodotti naturali di origine vegetale, l'acido pelargonico, un acido grasso, è l'unico con azione erbicida. Chimicamente è un acido monocarbossilico alifatico saturo a nove atomi di carbonio; la formula bruta è C9H₁8O₂e la sua struttura è esemplificata nell'immagine qui a fianco. Formula chimica dell' acido pelargonico La sua denominazione ufficiale è acido nonanoico ma l'acido pelargonico è così chiamato per il fatto di essere stato isolato per la prima volta dalle foglie del Pelargonium roseum.
Esiste in natura come olio essenziale, contenuto sotto forma di estere ma si può anche ottenere dalla demolizione ossidativa dell'acido oleico. Si presenta come un liquido incolore, poco solubile in acqua e dal forte odore di rancido; bolle a 255 ºC.
La sua azione erbicida si esplica solo in post-emergenza delle erbe infestanti ovvero con attività di contatto a livello fogliare. L'acido pelargonico è attivo nei confronti di un ampio spettro di infestanti annuali e poliennali, mono e dicotiledoni, alghe e muschi. Controlla in modo particolarmente efficace giavoni in attiva crescita. L'azione del prodotto si palesa in poche ore con ingiallimenti fogliari diffusi portando al disseccamento delle parti colpite in un giorno dall'intervento. L'acido pelargonico non esplica nessuna azione residuale quindi non inquina il suolo ed è molto adatto in aree molto frequentate da persone ed animali domestici.
L'acido pelargonico è un acido carbossilico. È uno dei rari acidi grassi con numero dispari di atomi dicarbonio con ampio utilizzo industriale. Nell'Unione europea se ne utilizza ogni anno dalle 1000 alle 10000 tonnellate. 

·    Formula: C9H18O2
·    Densità: 900,00 kg/m³
·    Massa molare: 158,23 g/mol                
·   Punto di ebollizione: 254 °C

·    Punto di fusione: 12,5 °C

Ha ottenuto infatti la registrazione un prodotto a base di olio di colza, per l’impiego in vigneto sia come diserbante che come spollonante, e su patata per facilitare gli organi delle macchine raccoglitrici. Si chiama Beloukha® e la società che lo commercializza è la Jade (Jardin agriculture développement.  Il principio attivo è l’acido nonanoico (nomenclatura IUPAC; o ac. pelargonico). È un acido grasso saturo, la cui catena alifatica è a 9 atomi di carbonio, e viene estratto con metodi fisici dai semi della brassicacea. Il funzionamento si basa sulla degradazione delle membrane cellulari: l’acido si lega alle membrane dell’epidermide, ne distrugge la funzionalità e la pianta di disidrata e muore. Si tratta quindi di una molecola ad ampio spettro di azione, non selettiva, di contatto, che presumibilmente non dà origine a selezione di resistenze e che agisce solo in post-emergenza, quindi su pianta sviluppata. La pianta appassisce nel giro di poche ore, e dissecca nell’arco di alcuni giorni.
Secondo le prove di Arvalis, in Francia, l’efficacia di questo prodotto (all’8% in soluzione) sulla colza stessa è superiore al 85% in 3 giorni, quando il  glyphosate è appena al 20%. Il famoso erbicida raggiunge e supera l’acido grasso dopo 14 giorni, quando invece quest’ultimo comincia a mostrare perdite di efficacia, dovute probabilmente a risposte della pianta. Funziona meglio, per la sua azione di degradazione delle membrane e quindi disidratazione, in momenti caldi e asciutti, su colture in attiva crescita (almeno 15 °C e circa il 50-60% di umidità). Tuttavia, non essendo sistemico, e non inibendo particolari vie biochimiche, su piante molto aggressive e sugli apparati radicali avrà un effetto limitato. Ciò che gioca a favore di questo prodotto sta nell’unione dei vantaggi del mezzo chimico (facilità di impiego, buona stabilità e ripetibilità dei risultati, costi del trattamento contenuti date le basse potenze richieste, i bassi volumi e il poco peso) e quelli di un prodotto di origine naturale (con un profilo eco tossicologico che non pone problemi – non esplica effetti residuali e il DT50 è di due giorni – né quello tossicologico, al di fuori di un sempre valido “manipolare con cautela” e utilizzo dei DPI). Dove le lavorazioni sottofila sono difficilmente praticabili (e il decespugliatore è insufficiente a gestire l’erba), potrebbe essere un’ottima soluzione, ma anche in altre realtà, in una gestione “integrata” della flora spontanea e infestante. E spererei potesse essere esteso anche al campo aperto, dove l’agricoltura conservativa possa sostituirlo al glyphosate nel preparare i letti di semina.

Modo d’uso dei prodotti registrati in Italia

Contro infestanti annuali e perenni, mono e dicotiledoni in viali alberati, sentieri, parchi e giardini pubblici, bordi stradali, aree industriali, aree ed opere civili impiegare il prodotto alla dose di 200 ml per litro d’acqua (pari a 1 Litro di prodotto in 5 Litri d’acqua), distribuendo per ogni metro quadro di superficie da trattare 100 ml della soluzione ottenuta. Assicurarsi una completa ed uniforme bagnatura delle infestanti da controllare in quanto solo le piante raggiunte dalla soluzione di irrorazione muoiono. Intervenire durante il periodo vegetativo quando le infestanti sono in attiva crescita fi no allo stadio di 10 foglie (ad es. Dente di leone) e/o fino ad un’altezza massima di 10 cm (es. graminacee). Ripetere eventualmente i trattamenti a distanza di 3-4 settimane fino a un massimo di 8 applicazioni/anno.    
Contro infestanti annuali e perenni mono e dicotiledoni su colture floreali ed ornamentali legnose e non (siepi, bordure, aiuole) impiegare il prodotto alla dose di 200 ml per litro d’acqua (pari a 1 Litro di prodotto in 5 Litri d’acqua), distribuendo per ogni metro quadro di superficie da trattare 100 ml della soluzione ottenuta. Assicurarsi una completa ed uniforme bagnatura delle infestanti da controllare in quanto solo le piante raggiunte dalla soluzione di irrorazione muoiono.
Utilizzare pompe a spalla o irroratori dotati di attrezzature protettive (schermi o campane) per evitare il contatto con le colture floreali ed ornamentali stesse. Intervenire durante il periodo vegetativo quando le infestanti sono in attiva crescita fino allo stadio di 10 foglie (ad es. Dente di leone) e/o fi no ad un’altezza massima di 10 cm (es. graminacee). Ripetere eventualmente i
trattamenti a distanza di 3-4 settimane fino a un massimo di 4 applicazioni/anno.
Non usare per il controllo delle malerbe in prati e tappeti erbosi.
Contro alghe e muschi in viali alberati, sentieri, parchi e giardini pubblici, aree industriali, aree ed opere civili impiegare il prodotto alla dose di 200 ml/litro d’acqua (pari a 1 Litro di prodotto in 5 Litri d’acqua), distribuendo per ogni metro quadro di superficie da trattare 100 ml della soluzione ottenuta. 
Assicurarsi una completa ed uniforme bagnatura delle infestanti da controllare in quanto solo le piante raggiunte dalla soluzione di irrorazione muoiono. Intervenire durante il periodo vegetativo. Ripetere eventualmente i trattamenti a distanza di 3-4 settimane fino a un massimo di 4 applicazioni/anno.
Può essere impiegato anche per il controllo di alghe e muschi in tappeti erbosi e prati in genere. Impiegare il prodotto alla dose di 17 ml/litro d’acqua (pari a 85 ml di prodotto in 5 litri d’acqua), distribuendo con un innaffiatoio 1 litro di soluzione ottenuta per ogni metro quadro di superficie da trattare. Intervenire durante il periodo vegetativo. 
Effettuare esclusivamente trattamenti localizzati nelle zone dove lo sviluppo di alghe e muschi ha danneggiato il prato .

ACIDO ACETICO

L’aceto di vino è conosciuto da tutti per l’uso quotidiano in cucina. Era già conosciuto dagli antichi popoli egiziani, greci, romani ecc.., si può affermare che a nessun popolo l’aceto era sconosciuto.
Oltre all’uso alimentare l’aceto ha anche un uso terapeutico e cosmetico, è anche usato come conservante nei cibi, come sgrassante, come acidificante in terreni calcarei e molti altri usi.
Molto meno noto è invece il possibile uso dell’aceto di vino come erbicida. In alcuni paesi extraeuropei il mercato offre già degli erbicidi a base di sostanze naturali
Acido acetico. L'acido acetico (CH3 COOH) è un acido carbossilico largamente presente in natura, è il prodotto finale della fermentazione dell'etanolo. Questa molecola è quella che conferisce all'aceto il suo odore caratteristico, a temperatura ambiente è liquido e trasparente. È stato oggetto anche a Pistoia di numerose sperimentazioni (Benvenuti, Stohrer, Pardossi, Marzialetti), visto il crescente interesse del settore vivaistico verso nuove soluzioni sostenibili (dal punto di vista economico e ambientale) per il diserbo. Presso il CeSpeVi, nell'ambito del progetto ViS vivaismo sostenibile, è stata condotta una ricerca utilizzando due diversi dosaggi di acido acetico (0,1 ml/mq e 0,3 ml/mq) nei confronti di 25 specie di infestanti. L'acido acetico agisce per contatto e ha dimostrato un'azione erbicida immediata nei confronti di tutte le specie in esame. Questo prodotto non è però riuscito a impedire fenomeni di resilienza (ripresa vegetativa in seguito a un danno). Tuttavia, al dosaggio più elevato, sono solamente tre, e tutte perenni, le specie che hanno ripreso a vegetare: Cynodon dactylon, Sonchus oleraceus e Taraxacum officinalis. I ricercatori hanno poi messo in guardia l'elevata perdita di efficacia in cado di diluizioni. Le performance del prodotte sono strettamente legate alla sua acidità (pH di circa 2) che permette il danneggiamento delle membrane cellulari.Non essendo inquinante, questo prodotto potrebbe essere utilizzato non solo nell'ambito dell'attività agricola, ma anche per la gestione delle infestanti in ambito pubblico (parcheggi, lati stradali).

Altri mezzi di controllo

POCO PRATICABILI


CONCLUSIONI

Abbiamo visto che l’alternativa al diserbo chimico c’è ed è praticabile, sostenibile ma ha anche un allocazione efficace ed efficiente dei costi contenendoli e riducendo i conflitti dell’uso del chimico in città

Luigi Strazzabosco

BIBLIOGRAFIA

Francesco Ferrini Aboutplant

Efficacia erbicida in vivaio di un prodotto a base di aceto (S. Benvenuti, M. Stohrer, P. Marzialetti, A. Pardossi)

Efficacia erbicida di un nuovo disseccante ad azione di contatto (L.Covareli, R. Contemori)

Franco Mingozzi Ferrara

Capitolato speciale diserbo Luigi Strazzabosco

a cura di Luigi Strazzabosco (Perito agrario, laureato in  Paesaggio Parchi e Giardini e inScienze Forestali e Ambientali ; iscritto all’Ordine Provinciale di Padova dei Dottori Agronomi e Forestali, iscritto all’ordine provinciale di Padova dei Periti Agrari e Laureati)

Corsi

Sponsor

Newsletter

Desideri essere sempre aggiornato con le iniziative della scuola? Iscriviti alla nostra newsletter, e sarai sempre informato.
AVVERTENZA. DLGS 196/2003. Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali. Gli indirizzi e-mail presenti nel nostro archivio provengono o da richieste di iscrizioni pervenute al nostro recapito o da elenchi e servizi di pubblico dominio pubblicati in internet, da dove sono stati prelevati.