18 Dicembre 2015

Tree climbing: il ruolo delle scuole nella formazione dell’allievo arboricoltore

a cura di Stefano Lorenzi (Arboricoltore certificato ETW/ISA Certified e Istruttore tree climbing Scuola Agraria del Parco di Monza)

Spesso come Istruttore mi capita di scambiare opinioni con i colleghi, soprattutto più giovani e meno esperti della disciplina, sulle modalità corrette di operare in arboricoltura: grazie ai nuovi mezzi di comunicazione (social network, blog ecc.) è infatti agevole confrontarsi anche a distanza, presentando anche con l’aiuto di fotografie e video lavori già eseguiti (più o meno bene) interventi da eseguire su cui si chiedendo consigli o suggerimenti per evitare errori e migliorare il proprio approccio tecnico. Alcune volte capita specificamente di confrontarsi su interventi eseguiti in maniera pessima, secondo “criteri” e “metodologie” che con l’arboricoltura ben poco hanno a che fare, e può capitare che nelle critiche venga talvolta coinvolto anche l’Ente formatore da cui provengono gli autori di tali interventi.
Proprio per questa ragione è forse bene chiarire alcuni punti e stabilire in maniera limpida le responsabilità e il ruolo del soggetto formatore, inteso sia come Ente sia come Istruttore che si rapporta con gli allievi.

E’ un dato di fatto che purtroppo (…e sottolineo “purtroppo”!) la legge non prevede che un corso di Tree climbing base debba comprendere anche anche nozioni specifiche di arboricoltura: non si è quindi tenuti a trasmettere all’allievo nozioni di corretta potatura o di corretta e responsabile gestione del soggetto-albero sul quale poi si andrà ad arrampicare. Questa indubbia lacuna legislativa e normativa può rivelarsi però “pericolosa “ per un allievo: l’albero è infatti l’essere vivente su cui si sale per effettuare le necessarie operazioni, siano esse di potatura o altro, è quindi a mio parere fondamentale conoscerlo in maniera approfondita.

Conoscere un albero significa saper identificare i difetti strutturali, “leggendoli” nei segnali che lui stesso ci mostra: costolature, crepe, curvature particolari dei rami, corpi fruttiferi di funghi da carie, cortecce incluse e così via. Classificando correttamente questi difetti strutturali, che sono comunque elementi utili per comprendere cosa e dove tagliare, potare e alleggerire, riusciamo infatti ad arrampicarlo in maniera sicura e con cognizione di causa.

Il passo successivo è ovviamente essere in grado di effettuare i tagli in modo da limitare al massimo gli stress da potatura per la pianta: un taglio eseguito in maniera corretta si rimargina infatti in brevissimo tempo e limita al minimo il rischio di inoculo di spore fungine. Inoltre, saper valutare nella sua interezza una chioma di un albero da alleggerire o sfoltire ci permette di andare ad operare solo nelle zone di chioma che ne necessitano.

La Scuola Agraria del Parco di Monza, ad esempio, dove personalmente opero come docente, a prescindere dall’obbligo di legge ha da tempo scelto di aumentare di 8 ore rispetto a quanto richiesto dalla normativa i corsi di Tree climbing base proprio per permettere all’allievo di apprendere, almeno in parte, le nozioni basilari riguardanti il sistema albero.

Nel mio ruolo di istruttore cerco, durante la fase di insegnamento di movimentazione in pianta, di far comprendere all’allievo perché ci si trova in tale situazione: perché impegnarsi e sforzarsi tecnicamente e fisicamente per raggiungere gli apici di un albero? In primo luogo, possiamo dire, per permetterci di eseguire tagli di ritorno e non capitozzi dannosi. Si cerca di spiegare dove sfrondare, dove tagliare e perché, si evidenziano, incontrandoli in chioma, i difetti strutturali che potrebbero rappresentare un problema per il lavoro del climber/arboricoltore e così via. Tutto questo al fine di offrire una formazione a più ampio raggio, che indubbiamente va oltre i limiti minimi richiesti dalla legge.

E’ però logico e imprescindibile che da parte dell’allievo vi sia la ferma e precisa volontà di “formarsi” in maniera completa. E’ bene che l’allievo comprenda che il raggiungimento di un primo step nella propria formazione non garantisce di essere pronti per operare su ogni tipo di albero per affrontare qualsiasi tipo di problematica: nello stesso modo, quando il neofita ha appena conseguito la patente di guida probabilmente non è ancora pronto per condurre un’automobile in discesa su di un passo dolomitico innevato!

E’ infatti indispensabile una formazione supplementare e complementare: è necessario con umiltà capire che il percorso è lungo e la materia da apprendere molto vasta. Alla fine di ogni corso, come amo ripetere, l’allievo ha conseguito alcuni strumenti certi sulla base dei quali dovrà continuare ad aggiornarsi e ad arricchire la propria esperienza da solo. Questo per chiarire che se l’allievo in questione viene poi messo troppo rapidamente in condizione di “fare danni” operando da “capitozzatore”, per quanto egli dichiari di esser stato formato dall’Istituto tale o talaltro, non se ne potrà certo incolpare l’Istituto, ma unicamente il soggetto che si dimostra in tal modo totalmente impermeabile agli insegnamenti forniti.

Sono invece perfettamente d’accordo con chi sostiene che, con i dovuti passi formali, la normativa andrebbe al più presto cambiata, migliorata e adeguata agli standard europei. Sono infatti convinto che si debba spingere per una formazione integrata per “arboricoltori tree climber”. Ritengo però che obbiettivo potrà divenire realisticamente raggiungibile solo se tutti i soggetti formativi (Scuole, Enti, Guide alpine ecc. ecc.) si renderanno univocamente disponibili ad uniformare la durata del corso elevandola verso una durata più consona a permettere l’insegnamento della corretta arboricoltura. Ritengo questo aspetto fondamentale perché, se anche la legge non cambia, almeno l’uniformità di offerta consentirà di avvantaggiare sin da subito l’allievo senza penalizzare gli Enti e i soggetti che già hanno investito in qualità, evitando che vi siano sul mercato “corsi brevi” eccessivamente economici solo perché caratterizzati da una qualità formativa eccessivamente bassa.

 

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