Agricoltura sociale: tirocini di ragazzi autistici presso la Scuola Agraria del Parco di Monza

Inclusione lavorativa e sociale a partire dalla natura

Il verde come opportunità di benessere, lavoro, crescita. Un diadema di intenti che confluiscono in progetti all’insegna dell’inclusione come accade con “Colture in rete”, promosso da Agricoltura Sociale Lombardia e For.Ma. in sinergia con la partnership formata da: Cooperativa Sociale “Solaris - Lavoro e Ambiente” di Triuggio (MB), in qualità di ente capofila, “Scuola Paolo Borsa”, azienda speciale di formazione ed ente accreditato per i servizi di formazione e lavoro Monza, e la stessa “ Scuola Agraria del Parco di Monza” che è anche ente morale.

Attraverso questa iniziativa sono stati attivati percorsi di alternanza scuola-lavoro rivolti a ragazzi delle scuole superiori minorenni e con fragilità da aprile a dicembre 2017.

Altra azione cardine è rappresentata dalla realizzazione di due tirocini destinati a persone adulte con diagnosi di autismo e che inizieranno a fine aprile. “Si tratta di un progetto con ortoterapisti sotto supervisione di una psicologa esperta sul tema e con il fine di inserimento lavorativo - spiega Schiaffelli – Va, infatti, detto che da anni svolgiamo il corso di ortoterapia, della durata di 160 ore e comprendente sia teoria che pratica, per formare questo tipo professionisti che sappiano non solo operare a contatto con il verde ma anche accogliere persone presentanti diversi tipi di disabilità. Il fine è sia di far emergere e migliorare le competenze da queste possedute sia di insegnare un mestiere che dia autonomia e autostima. Tutto questo attraverso un lavoro di equipe che coinvolge diverse figure professionali”.

Simona Ravera, psicologa coordinatrice che supervisionerà il percorso di tirocinio, sottolinea gli aspetti propositivi dal punto di vista terapeutico e non solo del lavoro a contatto con il verde e in generale di tipo agricolo: “Posso confermare che queste esperienze stimolano positivamente diverse abilità: la persona trae ulteriore benessere sentendosi capace di agire mentre acquisisce un nuovo saper fare. Inoltre l’immersione in questa situazione fatta di profumi, colori e suoni tranquilli è molto adatta a persone con autismo detto a basso funzionamento perché non crea ansia ma anzi armonizza le varie componenti dando agio dal punto di vista emotivo. L’agricoltura sociale ha quindi una grande capacità e responsabilità nel trasmettere questi aspetti, permettendo di esplicitare abilità magari non espresse prima in altri ambienti. Noi stessi come staff di lavoro ci teniamo molto a valutare strada facendo i punti forza e debolezza del percorso attivato per garantire sempre i risultati migliori venendo incontro a ciò che è la persona nella sua interezza”.

Un percorso quindi che mira all’inclusione sociale, lavorativa e in generale alla valorizzazione. Le persone con fragilità acquisiranno, infatti, competenze professionali. Ma come si espliciterà questa attività di agricoltura sociale? “È prevista la coltivazione e cura di piante officinali autoctone all’interno del parco che poi verranno essiccate con l’obiettivo, previsto intorno al periodo natalizio, di creare un prodotto regalo specifico - racconta con entusiasmo Carla Schiaffelli - L’idea è di realizzare un prototipo, si tratta di un vero e proprio progetto pilota che porti a un brand dal valore etico, biologico e sociale che dia agli stessi lavoratori la soddisfazione di aver sviluppato qualcosa che non ha scadenza stagionale ma che può essere trasformato diventando altro”.

L’agricoltura sociale quindi può avere anche sbocchi imprenditoriali? “Certamente! Un’alta percentuale dei ragazzi che seguono i corsi da noi poi attivano start up o iniziative professionali indipendenti. Il nostro non è un progetto finalizzato a fare business né è destinato ad essere tenuto “protetto” all’interno della nostra scuola: noi vogliamo condividere questo esperimento per poi fare rete con altre realtà creando qualcosa di bello per la collettività perché la divulgazione del sapere è una delle premesse del nostro lavoro. Partiamo da un progetto piccolo per nutrirlo con grandi ambizioni”.

Così come si fa con i sogni.